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Antichità Giglio

ARTE MODERNA e CONTEMPORANEA

“L’arte moderna non è nata per via evolutiva dell’arte dell’Ottocento; è nata da una rottura dei suoi valori.” - Mario De Micheli

Il Novecento è il secolo della velocità, dello sviluppo tecnologico, industriale e delle tragiche guerre mondiali. Questi elementi influenzano profondamente gli artisti che, dal Futurismo in poi, cercano attraverso i loro dipinti moderni di esprime il loro tempo frenetico. Grande peso ha la filosofia e soprattutto la nascente psicologia che porta l’artista a rappresentare i propri stati d’animo e a focalizzarsi più sulle relazioni tra gli oggetti che sull’oggetto stesso.
Nel 1897, Gustav Klimt, insieme ad altri diciotto artisti dichiara la Wiener Secession (Secessione Viennese), con l’esigenza di realizzare un’arte che corrisponda alle esigenze del tempo. “Non si combatte per qualche sviluppo o cambiamento nell’arte, ma per l’arte stessa, per il diritto di creare artisticamente”. Questi dipinti risentono del clima culturale simbolista, in cui però si affrontano tematiche complesse come il senso dell vita, il destino, il rapporto tra amore e morte. Dal punto di vista stilistico i dipinti secessionisti presentano figure stilizzate e una forte impronta decorativa con richiami all’arte classica, barocca e alla pittura giapponese; le immagini sono appiattite, compaiono iscrizioni, elementi floreali e l’uso dell’oro per impreziosire e decorare maggiormente.

I suoi principali esponenti sono Gustav Klimt, Egon Schiele, Alfons Mucha, Oskar Moll e Koloman Moser.
Dall’ultimo trentennio del XIX secolo all’inizio del XX, la filosofia positivista sembrava essere la soluzione contro la crisi europea. In realtà, artisti, filosofi e scrittori, sentivano che il positivismo serviva solo a coprire le contraddizioni che si nascondevano nella società e che sarebbero presto sfociate nella terribile Prima guerra mondiale. In opposizione al positivismo si sviluppa così l’espressionismo, un movimento artistico che si basa sulla critica sociale e sull’opposizione. Per gli artisti espressionisti, al contrario degli impressionisti, la realtà era qualcosa da vivere dall’interno e non da guardare dall’esterno. Nei dipinti espressionisti prevale la deformazione della realtà, in modo da esprimere tramite essa dei sentimenti e delle emozioni. Con il termine espressionismo si va ad indicare diversi movimenti sorti in particolare in Germania. Questo fenomeno nasce grazie anche al contributo di diversi artisti della fine dell’Ottocento, tra cui Van Gogh, Gauguin, Munch ed Ensor. Nei loro dipinti troviamo infatti alcuni degli elementi che andranno poi a costituire le caratteristiche stilistiche e compositive dei dipinti espressionisti, tra cui l’accentuazione cromatica, un tratto forte e la drammaticità dei contenuti.

Questo fenomeno si presenta inizialmente in Francia intorno al 1905 in un gruppo di artisti che verranno poi definiti come i Fauves (Belve). Tra questi facevano parte Henri Matisse, Marquet, Dufy e, in particolare, Vlaminck e Derain. Mentre Matisse cercava di esprimere nei suoi dipinti un senso di ordine e di armonia, per Vlaminck e Derain la pittura era un modo di scatenare la violenza delle proprie emozioni sulla tela tramite i colori. Il loro stile riprendeva quello di Van Gogh e Gauguin, in particolare per quanto riguarda il colore vivace e acceso e la rappresentazione dell’immagine su un piano bidimensionale.

Sempre nel 1905 a Dresda, in Germania, si forma un altro gruppo di artisti con il nome Die Brücke (il Ponte). Gli artisti protagonisti di questo movimento furono Ernest Ludwig Kirchner ed Emil Nolde, di cui le caratteristiche principali sono la violenza cromatica, la deformazione caricaturale con una forte carica drammatica. Nei dipinti espressionisti nordici prevalgono temi esistenziali, di critica sociale e di angoscia, caratteristiche che vennero riprese in particolare da Munch ed Ensor.
Nel 1907 viene realizzata una retrospettiva su Cézanne al Salon d’Automne, un anno dopo la sua morte, che ispira ad una nuova interpretazione vari artisti tra cui Pablo Picasso. Un anno dopo viene infatti Picasso finisce di realizzare il dipinto Les demoiselles d’Avignon, quadro che segna l’inizio del Cubismo.

Proprio sulla lezione di Cézanne, Picasso porta lo spostamento e la molteplicità dei punti di vista alle estreme conseguenze. Nei dipinti cubisti le immagini vengono composte da frammenti di realtà, l’oggetto viene visto sotto diversi punti di vista e angolazioni, in modo da rappresentarlo nella sua totalità.

Successivamente, anche altri artisti si inserirono in questo movimento tra cui George Braque, Juan Gris, Fernand Léger e Robert Delaunay. Il cubismo influenzò moltissimo l’arte di Amedeo Modigliani.
Il futurismo è un movimento artistico e culturale che nasce nel 1909, anno in cui viene pubblicato sul “Figaro” il primo Manifesto del futurismo, scritto dal poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti. Questo manifesto presenta già tutte le caratteristiche principali del movimento futurista: i futuristi propongono infatti un’arte che elimina completamente il passato e si ispira solo al dinamismo della vita moderna.

Nel 1910 alcuni pittori, tra cui Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, sottoscrivono il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico della pittura.

I dipinti futuristi partono dall’idea cubista di scomporre l’oggetto in varie immagini ma, al posto di intersecare le immagini di uno stesso oggetto, intersecano immagini di oggetti diversi tra loro. Elemento fondamentale dei dipinti futuristi rimangono però la velocità e il dinamismo che deformano l’oggetto.
La Metafisica nasce in Italia esattamente nello stesso anno del futurismo, il 1909, grazie a Giorgio De Chirico. Dal punto di vista figurativo e del linguaggio pittorico non presentava innovazioni ma fu tuttavia fondamentale per la nascita del Surrealismo.

Nonostante il movimento si presentò simultaneamente al futurismo, si colloca in realtà proprio ai suoi antipodi: mentre il futurismo è dinamismo e velocità, nella metafisica predomina la stasi, l’immobilità. Nei dipinti metafisici tutto sembra essere congelato, pietrificato in un istante senza tempo. Gli strumenti pittorici utilizzati sono però quelli tradizionali, in particolare per quanto riguarda l’uso della prospettiva.

Le opere metafisiche, in particolare quelle di De Chirico, presentano atmosfere enigmatiche, dove l’ambientazione assomiglia alla realtà ma che, con uno sguardo più attento, scopriamo essere in realtà qualcosa di irreale e innaturale. I colori, le luci, le linee prospettiche non sono naturali e l’ambientazione rimase sospesa e vi predomina il silenzio più assoluto.

Il movimento della Metafisica viene però effettivamente dichiarato solo nel 1917, a Ferrara, successivamente all’incontro tra De Chirico e Carlo Carrà. Al movimento aderiranno anche Giorgio Morandi, Alberto Savinio, Filippo De Pisis, Mario Sironi e Felice Casorati.

Nel 1921 il gruppo della Metafisica però si scioglie e molti artisti si avvicinano alla corrente dei Valori Plastici.
L’astrattismo si sviluppa tra il 1909 e il 1912 in Germania, Francia, Russia e Italia come una corrente artistica che esclude qualsiasi tipo di rappresentazione figurativa della realtà. I dipinti astratti hanno infatti la volontà di esaltare l’espressione dei propri sentimenti tramite l’utilizzo di sole forme, linee e colori.

In Francia l’astrattismo si sviluppa direttamente dal cubismo con l’artista Robert Delaunay, che creò la corrente del cubismo orfico. In Russia, Kazimir Malęvič sviluppa nel 1915 la corrente del Suprematismo, con lo scopo di combinare puri elementi geometrici, semplificazione di elementi figurati, che venivano intesi come la “suprema” essenza della visione.

La corrente tedesca fu in realtà la più importante, in quanto fu quella che influenzò tutto l’astrattismo e l’arte moderna del Novecento. Dopo aver fondato il movimento espressionista Der Blaue Reiter, Vasilij Kandinskij tra il 1910 e il 1912 realizza degli acquarelli che lui stesso definisce per primo con il termine “astratti”, utilizzando solo linee, forme e colori per comunicare ed esprimere sentimenti. Altro artista protagonista dell’astrattismo tedesco fu Paul Klee.

Nel 1917 l’astrattismo arriva anche in Olanda, grazie a Piet Mondrian che sviluppa un astrattismo geometrico fondando la rivista De Stijl ed il movimento del Neoplasticismo.
In reazione alla Prima guerra mondiale, nasce ia Zurigo nel 1916, un nuovo movimento artistico: il Dadaismo. Il dadaismo si sviluppa grazie ad un gruppo di intellettuali europei che si erano rifugiati in Svizzera dopo lo scoppio del conflitto mondiale e deriva dall’espressione “dada”, parola che non ha alcun significato.

Questo movimento artistico nasce come protesta ai valori e alla cultura che avevano portato alla guerra: la morale, la patria e l’onore. Esaltano invece tutto ciò che è privo di senso cercando di creare una nuova libertà di espressione.

I dipinti dadaisti erano irrispettosi e stravaganti e venivano realizzati con qualsiasi materiale e forma che esprimeva la libera creatività dell’artista. I dadaisti erano contro tutto ciò che veniva definito arte, estetica e tradizione, non aveva alcun messaggio morale ed era totalmente irrazionale ed anarchico.

I maggiori esponenti della pittura dadaista furono Hans Arp, Max Hernst, Man Ray, Marcel Duchamp e Francis Picabia.
Verso la fine del 1922, a Milano, si sviluppa un nuovo movimento artistico grazie ad un gruppo di artisti composto da Mario Sironi, Achille Funi, Leonardo Dudreville, Anselmo Bucci, Emilio Malerba, Pietro Marussig e Ubaldo Oppi.

Dopo aver sperimentato varie correnti artistiche d’avanguardia, questi artisti sentivano di dover esprimere lo spirito del Novecento italiano con un senso di “ritorno all’ordine”. I dipinti del Novecento tornano infatti ad ispirarsi all'antichità classica, alla purezza delle forme e all'armonia compositiva, incarnando quindi i valori del nazionalismo fascista.

Altri artisti italiani del Novecento che vale la pena citare sono Felice Casorati, Fortunato Depero, Renato Guttuso ed Enrico Prampolini.
Nel 1924 viene pubblicato il Manifesto surrealista, redatto da André Breton, che definì il Surrealismo «Automatismo psichico puro col quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente, sia per iscritto, sia in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero. Dettato dal pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale». Questo pensiero si ispira molto alla nascita della psicologia moderna e, in particolare, al pensiero di Freud; gli artisti sono affascinati dai suoi scritti sul sogno e dall’idea che l’inconscio produce e accosta immagini in modo totalmente irrazionale.

I dipinti surrealisti devono molto alla Metafisica e al Dadaismo; l’arte è infatti figurativa ma non è naturalistica, la realtà viene trasfigurata, deformata e creata da accostamenti completamente insoliti.

Gli artisti procedono per libera associazione di idee, accostando elementi reali che però non hanno alcun legame logico, oppure deformando e trasformando gli stessi oggetti e realizzandone quindi una metamorfosi.

All’arte surrealista aderirono diversi pittori europei, tra cui Salvador Dalì, Max Ernst, Juan Mirò, e René Magritte.
Rotella Mimmo
(Catanzaro, 7 ottobre 1918 – Milano, 8 gennaio 2006)
Russolo Luigi
(Portogruaro, 30 aprile 1885 – Laveno-Mombello, 4 febbraio 1947)
Saccorotti Oscar
(Roma, 1898 - Genova, 1986)
Sacheri Giuseppe
(Genova, 8 dicembre 1863 – Pianfei, 16 ottobre 1950)
Salietti Alberto
(Ravenna, 1892 – Milano, 1961)
Santomaso Giuseppe
(Venezia, 26 settembre 1907 – 23 maggio 1990)
Sassu Aligi
(Milano, 17 luglio 1912 – Pollença, 17 luglio 2000)
Savinio Alberto
(Atene, 25 agosto 1891 – Roma, 5 maggio 1952)
Scanavino Emilio
(Genova, 28 febbraio 1922 – Milano, 28 novembre 1986)
Seurat Georges
(Parigi, 2 dicembre 1859 – Gravelines, 29 marzo 1891)
Severini Gino
(Cortona, 7 aprile 1883 – Parigi, 26 febbraio 1966)
Sezanne Augusto
(Firenze 1856 - Venezia 1935)
Signac Paul
(Parigi, 11 novembre 1863 – 15 agosto 1935)
Sironi Mario
(Sassari, 12 maggio 1885 – Milano, 13 agosto 1961)
Soffici Ardengo
(Rignano sull'Arno, 7 aprile 1879 – Vittoria Apuana, 19 agosto 1964)
Spadini Armando
(Firenze, 29 luglio 1883 – Roma, 31 marzo 1925)
Tosi Arturo
(Busto Arsizio, 25 luglio 1871 – Milano, 3 gennaio 1956)
Tozzi Mario
(Fossombrone, 30 ottobre 1895 – Saint-Jean-du-Gard, 8 settembre 1979)
Turcato Giulio
(Mantova, 16 marzo 1912 – Roma, 22 gennaio 1995)
Uncini Giuseppe
(Fabriano, 31 gennaio 1929 – Trevi, 31 marzo 2008)
Valmore Gemignani
(Carrara, 1 novembre 1878 – Firenze, 1 maggio 1956)
Van Dongen Kees
(Delfshaven, 26 gennaio 1877 – Monte Carlo, 28 maggio 1968)
Van Gogh Vincent
(Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890)
Vasarely Victor
(Pécs, 9 aprile 1906 – Parigi, 15 marzo 1997)

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Lino Giglio è iscritto all'Albo del Tribunale di Milano CTU n° 12101 e iscritto al ruolo dei PERITI ed ESPERTI n° 2683 Camera di Commercio di Milano.

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