Considerato uno dei maggiori esponenti del movimento del Futurismo – ma in un certo senso rimasto ancorato per alcuni anni al Divisionismo ed anche al Simbolismo – Luigi Russolo fu un importante artista vissuto a cavallo tra gli ultimi anni dell’Ottocento ed i primi del Novecento.
Nato a Portogruaro, il 30 aprile del 1885, il giovane pittore fu subito colpito dal mondo variegato dell’arte, con un immediato riferimento alla musica, alla quale si interessò sin da giovanissimo impiegando il suo tempo nello studio della musica e dei rumori ed a cui comunque continuò a dedicarsi anche negli ultimi anni della sua vita. È del 1916, per esempio, L’arte dei rumori, manifesto che aveva come obiettivo l’uso del rumore a scopo musicale: i rumori puri, così le melodie, potevano secondo l’artista dare vita alla musica.
Dal punto di vista artistico, egli ebbe modo di frequentare diversi luoghi importanti, avendo la possibilità di misurarsi in un ambiente artistico come quello di Milano, in cui, a partire al 1901, si andavano formando i primi elementi per il Futurismo. Si dedicò alla pittura proprio in questi anni: ricordiamo, a questo proposito, alcuni dei suoi più interessanti e degni di nota dipinti, come ad esempio Autoritratto, del 1909: nel medesimo anno, strinse amicizia con Boccioni e Carrà, con i quali prese parte al movimento futurista firmando nel 1910 il Manifesto dei pittori futuristi.
Alcune delle sue opere e molti suoi dipinti, tuttavia, continuarono ad essere influenzati dal Divisionismo e dal Simbolismo almeno fino al 1912. Si ricordano, a questo proposito, La rivolta, del 1911, L’Aia, del 1912.
Fece parte dell’esercito durante la prima guerra mondiale, che fu causa di molti problemi fisici e psicologici: dopo il 1918 si dedicò allo yoga ed alle discipline orientali, e si spense a Cerro, frazione di Laveno-Mombello, nel 1947.