Vincent Van Gogh è indubbiamente uno degli artisti che meglio coniuga il binomio genio e sregolatezza: nato nel 1853, la sua vita è stata caratterizzata da una malattia tra la schizofrenia e la depressione che ha fortemente influenzato i rapporti sociali e la realizzazione delle sue opere.
Van Gogh si avvicinò alla pittura in età avanzata come autodidatta, seguendo qualche lezione e consiglio di amici già affermati; nonostante la sua carriera artistica sia durata solo un decennio, ha prodotto una quantità notevole di opere. La vita artistica è suddivisibile in quattro periodi: olandese, parigino, il periodo di Arles ed infine quello di Saint-Rémy e di Auvers.
In Olanda inizia a dipingere temi molto reali sia per quanto riguarda i soggetti sia per quanto riguarda i colori e lo stile utilizzato: sono di questo periodo infatti opere come “Donne che portano sacchi di carbone”, “Tessitore al telaio” ed “I mangiatori di patate”, che raffigurano azioni di vita quotidiana della popolazione povera, con colori cupi ed ambientazioni estremamente realistiche, al contrario di altri dipinti dell’epoca che tendevano ad idealizzare tali mestieri.
Durante il periodo parigino Van Gogh matura tratti che diverranno caratteristici delle sue opere: l’utilizzo di colori forti quali giallo e marrone, la rappresentazione di girasoli, paesaggi e ritratti.Segue il periodo di Arles, il migliore per la vita dell’artista: qui infatti le opere sono basate su grande luminosità, riscontrabile in dipinti come “La stanza di Vincent ad Arles”, con colori vivaci e rasserenanti per una celebrazione dello spazio privato che lo gratificava, oppure la rappresentazione de “La casa gialla”, presa in affitto con l’amico Gauguin e che doveva essere ritrovo di una comunità di pittori.
Questo periodo felice terminò purtroppo con una lite tra i due, dopo la quale Van Gogh ebbe un forte attacco della malattia e si tagliò un orecchio come forma di auto-punizione: celebre è l’ “Autoritratto con orecchio bendato” che testimonia l’accaduto.
Nell’ultimo periodo di Saint-Rémy, dove vene ricoverato in manicomio, e di Auvers, dove si stabilì una volta uscito, continuano le rappresentazioni di natura morta e paesaggistiche improntate però alla sensazione di isolamento e con colori più cupi, specialmente in dipinti come “La notte stellata” e “Campo di grano con corvi”, che sottolineano l’emarginazione opprimente dell’autore, e che nemmeno l’amico Dottor Gachet, di cui fece in questo periodo alcuni ritratti, seppe curare. Van Gogh infatti si suicidò pochi giorni dopo la realizzazione di quest’ultimo quadro, nel 1890.