Scanavino Emilio nasce a Genova nel 1922, e nei primi anni della sua formazione si iscrisse al Liceo Artistico Nicolò Barabino dove ebbe la possibilità di conoscere Mario Calonghi, suo professore e mentore che lo inizializzò al mondo della pittura. La sua prima mostra personale fu nel 1942 presso il Salone Romano di Genova e nello stesso anno decise di proseguire gli studi presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Milano.
Soggiornò per qualche a tempo a Parigi, dove ebbe modo di ampliare i suoi orizzonti culturali conoscendo artisti e poeti quali Bolso, Edouard Jagger e Camilla Bryan. Il suo periodo parigino ispirò profondamente il suo percorso stilistico avvicinandolo al postcubismo che reinterpretò completamente in chiave personale accostandosi così alla pittura moderna. Partecipò alla biennale di Venezia del 1950 e l’anno successivo si trasferì a Londra dove visse per un po’ di tempo.
Lavorò per la fabbrica di Ceramiche Mazzotti che gli permise di incontrare artisti del calibro di Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Roberto Crippa, Aligi Sassu e altri. Le sue opere furono particolarmente apprezzate dalla critica e ciò gli permise di vincere numerosi premi come il Premio Graziano del 1954, il Premio Pininfarina e il Premio La Spezia. Diverse furono le sue esposizioni in tutta Europa e in Italia, nota è anche la sua collaborazione con la Galleria del Naviglio con cui firmò un contratto al fine di esporre un certo numero di opere.
I problemi di salute cominciarono a farsi sentire nel 1971 quando dovette subire una delicata operazione alla testa a seguito di un’improvvisa emorragia celebrale. La sua graduale guarigione gli permise di avvicinarsi alla pittura in maniera più creativa che lo portò all’abbandono della sperimentazione e al ritorno su percorsi più consueti.
Nello stesso anno crea insieme allo scultore Ali Cavaliere per la Biennale di San Paolo del Brasile la grande opera “Omaggio all’America Latina”, dipinto a olio con tecnica mista, bronzo e alluminio, che non fu mai esposta a causa della citazione sui desparecidos che erano in polemica con il regime militare dell’epoca esistente in Brasile.
Nelle fase finale della sua carriera artistica la sua pittura acquista i toni melanconici dettati dalla trasposizione pittorica del suo io interiore, che renderà unica la sua arte. Morirà a Milano nel 1986.