Sezanne Augusto fu un celebre architetto e pittore italiano. Fra i temi da lui prediletti nei suoi quadri, ricordiamo i paesaggi e le scene di genere nonché storiche.
Nacque a Firenze nel 1856 e si formò presso l’accademia di Bologna dove trascorse la maggior parte della vita e dove la sua arte fu maggiormente prolifica.
Esordì nel 1879, a Firenze con il famoso dipinto “Sorrisi d’Autunno” mentre l’anno successivo, a Milano, espose “Le genti del castello di Rosate cacciate da Federico Barbarossa” nello stesso anno espose anche l’opera “Requiem” a Torino. Nel 1881 espose a Milano “Una giornata di dicembre” mentre nel 1912 espose a Roma il famoso dipinto “All’altare della Madonna”.
In questo periodo la sua fama accrebbe perché l’artista svolse anche il lavoro di decoratore, in particolare si ricorda il lavoro che realizzò nella Palazzina Majani e della Casa ‘Canton dei Fiori’ a Bologna, e della cappella Stucky nel cimitero di Venezia. Proprio a Venezia fu un assiduo protagonista delle Biennali e nel 1893 gli fu assegnata una cattedra come decoratore all’Accademia di Belle Arti.
Dal 1898 al 1903 fu membro della società Aemilia ars che si occupava soprattutto di decorazioni. Sezanne in questi anni, fino al 1908, si dedica al decoro di vari edifici nel Trentino e a Bologna (la casa Stagni a Canton de’ Fiori e la palazzina Majani.
Sezanne Augusto si spense a Venezia nel 1935.
Fra i dipinti famosi di Sezanne ricordiamo: “Il Rio di Donna onesta” 1903,”Il Rio delle Convertite”; “Casa piccola, silenzio grande” e “Mistero del bosco” 1905, “La Madonna del mare” e “Vecchie visioni” 1907, “La Madonna della neve” 1909, “La buona parola” 1912, “Visioni della Basilica d’oro” e “L’ora della Messa” 1914, “Visioni”, “Garofani verdi”, “Garofani rosa”, “Anima ribelle”; “Finestra veneziana” e “Vaporetto sul Canal Grande” 1920-1922, “La Madonna della Laguna” “Rose”, “Il Canal Grande in festa” 1924, “Peonie”, “Rose”, “Tacchini”, “Riposo”, “Darling”, “Cavallo morto” 1926, “Peonie” 1928, “La tradita” e “Piccioni di San Marco” 1930 e “I protetti di San Marco” 1932.