Bibliografia: Fondazione Zeri scheda n. 34057
Le notizie circa le origini di Salomon Adler sono vaghe. Venne citato in diversi documenti ma il suo nome venne ricordato per la prima volta come “Monsieur Salomone dall’Herr di Andegavia” dal biografo settecentesco Francesco Maria Tassi che nelle Vite de’ pittori, scultori e architetti bergamaschi (1793) lo elogia come valente e abile pittore. È probabile sia da identificarsi con il pittore di Danzica che venne ricordato attivo a Milano dalla Reale Galleria di Firenze. In effetti è attestata la sua presenza in Lombardia in particolare a Bergamo e a Milano dove divenne pittore celebre e richiesto per lo più per la sua fama di ritrattista e le sue opere vengono documentate in molti inventari di collezioni private lombarde. È noto il legame con Fra’ Galgario che si evince, non solo dalla forte influenza che lo straniero esercitò sulla ritrattistica del pittore bergamasco, ma è testimoniato anche grazie ad un Ritratto di Monsieur Salomon di mano proprio di Fra’ Galgario. Nel suo corpus pittorico vi sono anche autoritratti, dei quali se ne ricordano uno conservato a Firenze agli Uffizi e l’altro alla Pinacoteca di Brera a Milano. Proprio grazie a quest’ultimo autoritratto è derivato il nome di Adler, per una scritta vergata al retro.
La pittura di Adler ricorda l’ambito nordico e il mondo di Rembrandt, soprattutto nei contrasti tra luci e zone scure e nell’attenzione per i dettagli. È dal mondo nordico che arriva la capacità straordinaria nel rendere quasi tangibili i tessuti e tutti quei particolari che caratterizzano spesso le sue figure, come gli strumenti musicali, i cappelli, i cartigli.