Nel cartiglio che tiene tra le mani l’effigiata si legge: “mentre Cremona applaudiva alla sensibile e sublime Giustina Campioni Bianchi per i balli d’Armida e della Merope Foketzer la dipinse l’anno MDCCLXXVI”. Il dipinto raffigura, infatti, il ritratto di Giustina Campioni Bianchi, famosa danzatrice alla corte di Parma dal 1756 al 1771. Debuttò come solista a Colorno il 4 giugno del 1757 e fu prima ballerina al Teatro Ducale di Parma dal 1760 al 1767. La sappiamo danzare in tre balli a Vienna in occasione del parto dell’arciduchessa e poi al Teatro della Pergola di Firenze, al Teatro Venier in San Benedetto a Venezia in numerose occasioni. Con il fratello danzò nella Licida e Mopso a Colorno per l’arrivo della Reale Infanta. Fu la diva più pagata della compagnia di ballo in occasione della stagione 1769-70 al Teatro Regio di Torino. Nel 1770 sposò Giuseppe Bianchi con il quale collaborò all’insegnamento alla Scuola dei ballerini teatrali. Negli anni a venire, fregiandosi con il titolo “all’attuale servigio di SAR l’Infante di Parma”, ballò nei teatri di Mantova, Venezia, Genova, Pavia, Cremona (appunto) e Brescia. Nel 1778 fu la prima ballerina all’inaugurazione del Teatro alla Scala di Milano. Volendola rendere una ballerina dei nostri giorni riportiamo alcune recensioni dell’epoca. Gino Monaldi: “di secondaria importanza, come arte, ma possedeva il pregio di avere una avvenenza seduttrice, che la rese cara alle corti straniere allora imperanti in Italia” in Regine della danza nel XIX secolo. Giuseppe Rovani: "La celeberrima Campioni, a forza di contorsioni e movimenti irregolari, finito il ballo, diventava deforme a segno da far paura" in Cento anni, libro I, cap. III