Federico Zandomeneghi nasce a Venezia nel giugno del 1841. Nato in una famiglia di artisti, figlio di Pietro, scultore e nipote di Luigi, anch’egli scultore, intraprese presto il cammino dell’arte, ma non della scultura che non si confaceva ai suoi desideri.
Nel 1859, per evitare l’arruolamento obbligatorio nell’esercito austriaco, fuggì a Pavia e nel 1860 si unì a Garibaldi nell’impresa dei Mille. Dopo l’impresa Garibaldina, Zandomenighi nel 1862 si trova a Firenze, nel gruppo dei Macchiaioli con V. Cabianca, O. Borrani e S. Lega. Lì vi rimane per ben cinque anni fino a quando non è costretto a rientrare a Venezia, per problemi familiari.
Ne 1874, poco più che trentenne, Zandomenighi parte alla scoperta di Parigi e della pittura dei giovani impressionisti. E proprio la capitale francese divenne la sua dimora sia privata che artistica per più di 40 anni.
Qui riuscì ad assimilare le nuove tendenze artistiche, quelle che più si rifacevano al suo spirito da colorista. Si fece assumere alle dipendenze del mercante Durant-Ruel che ottenne l’esclusiva delle sue opere, tenendolo però in ombra rispetto a Degas e Renoir, a cui Zandomenighi si richiama.
I suoi lavori sempre originali, scindevano il tessuto cromatico in contenuti delicati, ma allo stesso tempo intensi, tanto da guadagnarsi l’appellativo di edessinateur formidable da parte dei suoi colleghi.
Alla gloria e al successo, però, seguì un periodo cupo e silenzioso che durò fino alla sua morte avvenuta nel Dicembre del 1917.
Le sue opere e la sua importanza rientrano pienamente nella storia della pittura italo-francese e i suoi lavori, soprattutto i pastelli, competono in maniera eccellente con in più grandi nomi dell’Impressionismo francese.
Soggetti principali fiori e figure femminili, ben rappresentate in Nudino in poltrona; Violetta invernale; Capelli d’oro e Risveglio. Da non sottovalutare i paesaggi e ritratti di come quello di Diego Martelli.