Nasce a Vasto il 20 febbraio del 1820. Sua madre Doralice suonava il pianoforte e suo padre Antonio era uno studioso di leggi con spiccate inclinazioni letterarie.
La sua famiglia, oltre che dal padre e la madre, era composta da due fratelli maggiori e uno minore: Giuseppe, Filippo e Francesco Paolo. Tutti e quattro partirono, poi, per Napoli desiderosi di iscriversi e iniziare gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti.
Nicola Palizzi arriva nella capitale partenopea nel 1842 e procede subito all’iscrizione presso il Real Istituto di Belle Arti guidato dal maestro Gabriele Smargiassi.
Le sue primissime opere, dunque, risentono molto della frequentazione dei circoli artistici napoletani e della scuola di Posillipo, come è possibile notare nella Veduta della Madonna dell’Arco, ora a Vasto, conservata nella Pinacoteca Civica.
Nel 1845 vince il Pensionato a Roma che, però, non svolge a causa dei moti insurrezionali in corso nella città. Di Nicola Palizzi si nota dalle opere compiute negli anni ‘50 la capacità di utilizzare diversi stili e registri.
Dallo stile documentario, al piccolo formato, fino ad avventurarsi nei paesaggi classicisti Nicola Palizzi si distingue per la sua tecnica, i colori fluidi e la pennellata brillante.
Nel 1854 si reca ad Avellino per un viaggio in seguito al quale vengono realizzati diversi lavori in seguito esposti alla Biennale borbonica. Qui è, infatti, presente con l’opera Veduta di Avellino a chiaro di luna, L’Arco Traiano a Benevento, Gran paesaggio di composizione e con Isola di Capri presa da Massa.
Due anni dopo decide di raggiungere il fratello Giuseppe a Parigi ma fa ritorno a Napoli nello stesso anno per dedicarsi ad opere come Corse ad Agnano e Rivista militare al campo di Marte(entrambi del 1857, Napoli, Museo di Capodimonte) e in Primavera (Vasto, Pinacoteca Civica).
Dal 1862 non fa mai mancare la sua presenza presso la Promotrice di Napoli e sono di questo periodo opere significative tra cui Piazza Orsini a Benevento e Napoli da Mergellina conservate attualmente a Vasto. In questi ultimi lavori l’abilità di sintesi e di costruzione trovano la loro massima espressione.