Induno Domenico nacque a Milano nel 1815 e sin dai primi anni della sua adolescenza iniziò a vivere a stretto contatto con il mondo del lavoro, lavorando come orafo nella bottega di Luigi Cossa che collaborava con la Zecca di Stato che lo convinse a iscriversi all’Accademia di Brera.
Le sue doti artistiche furono subito notate da personalità emergenti quali Luigi Sabelli, Pompeo Marchesi e Hayez che furono per Induno un vero e proprio punto di riferimento per la sua formazione. Il suo talento fu notevolmente riconosciuto e premiato con numerosi riconoscimenti.
Nei primi anni della sua carriera >espose a Brera diverse delle sue opere quali Bruto giura di vendicare la morte di Lucrezia, S. Martino che divide il suo mantello con un mendicante e Alessandro infermo vuota la coppa offertagli dal medico Filippo, opera che gli valse il premio di pittura dell’Accademia.
Nella sua pittura spicca la naturale facilità esecutiva e le spiccate doti narrative e una propensione all’inclinazione realista con un leggero gusto classico aperto però al pathos e all’epicità della storia romantica. Propensione che si evidenzia nelle opere quali la Preghiera e l’Orfanella in preghiera. Con l’opera l’Uccellatore si sancisce il cambiamento stilistico dell’artista che decide di affacciarsi al genere olandese e fiammingo del Seicento.
Con il passare degli anni e con la sua rispettiva crescita artistica lo stile dell’Induno acquista sempre di più un propensione al realismo cosa che si manifesta in alcuni suoi dipinti ispirati alle cinque giornate di Milano. La sua pittura, quindi, fonde i principi morali e poetici dei primi anni con quelli realistici e paesaggistici con cui decide di cimentarsi.
Verso la metà del secolo Induno ottenne una notevole fama e notorietà che gli garantirono un notevole benessere economico grazie anche alla possibilità di esporre periodicamente alle Promotrici di Firenze, Genova e Torino. Gli ultimi anni della sua attività furono segnati da un notevole diradamento della sua attività dando maggior enfasi a uno stile pittorico più malinconico e nostalgico. Morì a Milano nel 1878.