Nel panorama del neoclassicismo milanese, si distinse per talento e versatilità l’artista Giuseppe Bossi. Sebbene sia ricordato come un pittore italiano, Bossi, fu anche un letterato ed un poeta dialettale.
Nacque a Busto Arsizio nel 1777. Durante gli anni della sua formazione frequentò il collegio dei somaschi di Merate ed in seguito alla manifestazione di un notevole talento artistico, la famiglia decise d’iscriverlo l’Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di maestri come: Traballesi, Knoller, Appiani e G. Franchi. Qui il Bossi si conquistò una borsa di studio che gli permise di spostarsi a Roma (1795) dove frequentando un ambiente artistico di un certo livello con personaggi del calibro di Canova, Giani, Angelica Kauffmann e Marianna Dionigi, iniziò ad interessasi all’arte classica.
Nel 1801, Giuseppe Bossi rientrò in terra natia e si dedicò alla realizzazione del cartone dell’Edipo re, quindi partecipò a un concorso per un quadro dal tema, la Riconoscenza della Cisalpina a Napoleone, e vinse ma il quadro andò perduto durante il secondo conflitto mondiale.
Gli fu proposto, in quello stesso anno, di diventare segretario dell’Accademia di Belle Arti di Brera, nei due anni successivi a questo importante traguardo continuò ad arricchire le proprie conoscenze artistiche nell’ambiente francese, a Lione in qualità di rappresentate dell’Accademia, in compagnia dell’incisore monzese Giuseppe Longhi.
Tornato all’Accademia di Brera, di cui rimase segretario fino al 1807 anno in cui rassegnò le dimissioni, decise d’introdurre delle riforme e novità nell’insegnamento che agevolarono la diffusione delle opere d’arte di cui beneficiò fra l’altro la Pinacoteca di Brera. Nel 1804 si recò nuovamente a Roma dove lavorò al cartone del Parnaso.
Seguirono vari interventi nell’Accademia, di cui ricordiamo il Discorso sulla utilità politica delle arti del disegno, alcuni viaggi con mete come Roma e Napoli e varie opere letterarie poiché il Bossi oltre alla pittura amava anche scrivere. Negli ultimi anni della sua vita in particolare, si dedicò alla scrittura con la stesura delle proprie memorie che dovette interrompere nel 1815, anno della sua morte.