Nato a Conteggino Valtravaglia nel 1804, Giovanni Carnovali detto anche il Piccio, si avvicinò giovanissimo al mondo della pittura. Famoso è l’aneddoto che lo vede protagonista: si racconta, infatti, che giovanissimo dipinse un mazzo di chiavi sulla porta di una villa che furono scambiate per vere.
La sua naturale propensione al mondo della pittura gli permise di iscriversi giovanissimo, a soli undici anni, all’Accademia Carrara di Bergamo, dove vi si era trasferito ancora in fasce. E qui che ebbe modo di conoscere il suo maestro e mentore Giuseppe Diotti, pittore neoclassico cui dimostrò sin da subito il suo talento e le sue capacità. Fu lui a influenzare il suo stile introducendo le linee morbide e vaporose del romanticismo.
All’età di ventisette anno iniziò a intraprendere una serie di viaggi finalizzati ad ampliare i suoi orizzonti artistici che lo portarono a Parma, Cremona, Roma fino poi a trasferirsi definitivamente nella città di Milano. Poi si recò a Parigi insieme all’amico Trecourt per poi tornare in Italia passando alcuni anni a Roma e poi a Napoli.
Il carattere stravagante e particolare di Carnovali, gli permise di avere successo in pochissimo tempo: diversi sono i particolari aneddoti di cui lui è protagonista uno di essi, lo vede in viaggio verso il suo paese d’origine raggiunto a piedi, in virtù del suo amore per le lunghe camminate.
Una volta giunto a destinazione vide la casa della sua illuminata e vi si avvicinò. Sentendo le voci tranquille e potendo vedere dalle finestre che tutti i suoi cari stavano bene decise di ritornare indietro. Si racconta anche che per un certo periodo non volle più mettere piede a Conteggino Valtravaglia poiché venne a sapere che era stata realizzata una strada carrozzabile che secondo la sua opinione deturpava il paesaggio, fonte d’ispirazione per i suoi quadri.
La pittura del Carnavoli fu profondamente legata alla tradizione rinascimentale lombarda e ciò è facilmente riconoscibile per la spiccata luminosità dei suoi dipinti, che contribuisce a creare atmosfere quasi surreali dominate da tonalità accese e coinvolgenti. I suoi dipinti affrontano per i maggiori temi biblici e mitologici legati alla storia romana, ma molto famosi furono anche le sue doti di ritrattista.
Il suo stile caratterizzato da pennellate sciolte sfocia in un grande realismo in grado di trasmettere direttamente alla coscienza e ciò lo rese uno degli artisti più amati ed espressivi dell’Ottocento, considerato da molti il primo interprete della pittura moderna e promotrice del Divisionismo e della Scapigliatura.
Morì nel 1873 probabilmente per un malore che lo colpì mentre attraversava le acque del Po. Ma la leggenda popolare vuole che il Piccio essendo abituato a bagnarsi nelle acque del Po, appoggiò il suoi indumenti su un grosso ombrello da carrettiere che lasciò capovolto a galleggiare sull’acqua. Il giorno della sua morte di racconta che fu trovato solo l’ombrello ma non il suo corpo.