Francesco Gioli, fu un pittore italiano, notevole esponente del movimento artistico dei Macchiaioli.
Nacque a San Frediano a Settimo nel 1846, proveniente da una famiglia borghese studiò nell’Accademia di Pisa sotto la guida di Annibale Mariani, per poi proseguire nell’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove ebbe come mentori Antonio Ciseri ed Enrico Pollastrini e dove si dedicò alla pittura di genere. Esordì nell’accademia stessa, nel 1868, con il quadro “Carlo Emanuele di Savoia che scaccia l’ambasciatore spagnolo” che gli valse anche il premio Pistoia nel 1869.
A Firenze il suo stile iniziò a maturare e Gioli decise di ampliare le sue conoscenze e capacità dedicandosi alla pittura di paesaggio scoprendo di avere un vero talento nel ritrarre la natura, come attesta il dipinto “Incontro in Maremma” del 1875 che fu esposto al Salon della tela a Parigi, in occasione di uno dei viaggi dell’artista. Proprio queste incursioni nel mondo artistico francese rendendo la pittura di Gioli gradualmente più raffinata e ragionata e lo inducono sempre più a dedicarsi al naturalismo.
Di quesi anni ricordiamo opere come: “Primavera nella campagna pisana”, “Le macchiaiole del Tombolo”, “Il guado” e “Alla messa”.
Fra i dipinti del Gioli più famosi si ricordano anche: “Passa il viatico” che fu esposto a Parigi nel 1875 e vinse tre anni dopo il premio Internazionale di Parigi; “Passa la Processione” esposto a Roma nel 1883 e “Ai campi di giugno” che vinse una medaglia per il dipinto, nel 1885, a Londra. Tre anni Gioli fu nominato professore all’Accademia di Bologna e nel 1889 anche in quella di Firenze.
Gioli, agli inizi del novecento, partecipò a varie esposizioni nazionali e non ma il maggior numero di consensi lo riscosse alla Esposizione Internazionale di Venezia, del 1914, con un esposizione individuale. A questo punto la pittura del Gioli iniziò a spolverare ricordi impressionisti del passato, si fece più luminosa ma meno delineata, ricordiamo“Vendemmia allegra”, “Vita” e “Renaiole”.
Francesco Gioli morì a Firenze nel 1922.