Il pittore italiano Micchetti Francesco Paolo, nasce in provincia di Pescara e sin da subito ha dovuto affrontare le difficoltà della vita iniziando a lavorare sin da giovanissimo come apprendista fabbro, per riuscire a ottemperare alle esigenze economiche della famiglia, caduta nel tracollo economico a causa della perdita del padre.
La sua formazione prende l’avvio a Chieti, trasferitosi a seguito del secondo matrimonio della madre. Inizia a frequentare le scuole tecniche ma mostra sin da subito grande interesse per le arti grafiche che gli permetterà di conseguire una borsa di studio presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove vi risiederà per lungo periodo. Ed è qui che entra in contatto con personalità come Domenico Morelli che sin da subito apprezza il giovane pittore italiano e le sue innate doti artistiche. L’ambiente partenopeo estremamente stimolante e all’avanguardia stimolano particolarmente il giovane Michetti che comincia a orientare la sua pittura verso il realismo e al naturalismo, ispirandosi specialmente a soggetti animali.
Allontanatosi dall’Accademia napoletana a causa di una crescente insofferenza verso il clima rigido e autoritario della realtà scolastica, si trasferisce prima in Abruzzo per poi partire alla volta di Parigi, punto nevralgico per tutto il mercato d’arte d’Europa. E qui ha la possibilità di esporre le sue prime opere quali, il Ritorno dall’erbaggio e il Sonno dell’innocenza.
Dopo Parigi, dove consegue un notevole successo, ritorna a Napoli, dove incontra il celebre pittore spagnolo Mariano Fortuna, grazie al quale si avvicina a uno stile più leggero utilizzando colori più chiari, sfociando in uno stilo piuttosto folkloristico, abbandonando il virtuosismo dei primi anni. Ed è questo il periodo in cui realizza la sua opera più importante quale la Processione del Corpus Domini dipinta nel 1877 e presentata all’Esposizione nazionale di Belle Arti.
Michetti però subisce l’influsso anche dello stile giapponese, profondamente lontano dalla sua cultura e dalla sua formazione ma che influì relativamente sul suo stile artistico, visto quindi più come un interessamento passeggero da approfondire poi nel corso degli anni. A tale scopo, infatti, nel 1878 decide di insegnare all’Accademia di Belle Arti di Tokio dove occupò il posto come docente di pittura, partenza sventata dall’intervento di Umberto I di Savoia che si oppose in tutti modi all’espatrio dell’artista.
Negli anni a seguire il pittore italiano conosce e stringe amicizie con personalità emergenti quale Gabriele d’Annunzio, Primo Levi e molti altri, facendo conoscere la sua anima eclettica e versatile, di uomo amante dell’arte e della pittura.
I dipinti che segnano la svolta nella sua carriera sono due Il voto del 1883, i cui è rappresentato il momento culminante della processione di Miglianico in occasione di S. Pantalone in si manifesta tutto il realismo dell’artista che si manifesta nel volto dei fedeli e dei personaggi che animano il dipinto, e il secondo La figlia di Borio del 1895, in cui viene rappresentata una bella giovane donna perduta. Il dipinto colpisce particolarmente per la sua drammaticità e veridicità.
La sua carriera artistica è stata nel corso degli anni ricco di onorificenze e di gratificazioni. Negli ultimi momenti della lunga carriera la sua pittura diventa più sbrigativa, riducendo l’immagine a una semplice rappresentazione del vero proprio come se si trattasse di una fotografia. Nel 1929 si ammala di broncopolmonite. Muore poco tempo dopo a Francavilla a Mare.