Jacques Doucet nacque a Boulogne-sur-Seine, vicino Parigi, nel 1924. Iniziò a disegnare e scrivere poesie intorno al 1940. Dopo lo scoppio della guerra iniziò anche a produrre dipinti, tra cui il ritratto che chiamò Uomo in libertà. Nel 1942 conobbe Max Jacob, che ebbe un’influenza surrealista sulla sua arte, così come anche Picasso, il quale viveva a Parigi in quel periodo.
Doucet fu imprigionato a Santé dai nazisti per “attività terroristiche” ed i suoi lavori vennero confiscati.
Mentre trascorreva le sue giornate in carcere, osservava i graffiti che gli ex prigionieri eseguivano sui muri e ne rimase molto impressionato. In quei dipinti, colse la paura e la speranza, sentimenti che influenzarono molto il suo lavoro. Venne liberato solo nel 1945.
Negli anni successivi venne attratto dalle opere di Paul Klee e Mirò ed affascinato dai disegni reali dei bambini sui muri di strada. Fu in questo periodo che conobbe e strinse legame con l’artista Jean-Michel Atlan, anche lui incarcerato dai tedeschi.
Nel 1947 gli fu proposto di esporre i suoi dipinti in una mostra personale nella scuola europea di Budapest, dove ebbe modo di conoscere Corneille, che faceva parte del gruppo COBRA. L’incontro fu vitale per Doucet, che già desiderava prendere le distanze dal mondo troppo intellettualizzato di Parigi, pieno zeppo di teoria. L’obiettivo del gruppo era infatti quello di liberare l’arte dalle norme vigenti a favore dell’arte spontanea. I suoi membri non realizzavano solo dipinti, ma pubblicavano anche riviste, organizzavano dibattiti polemici e mostre organizzate. L’ideologia cobra si manifestava insomma in tutte le forme d’arte, in particolare dipinti, sculture, ceramiche e poesia.
Doucet divenne subito un affiliato, e non c’è da stupirsi che uno dei suoi pezzi fu sulla copertina del secondo numero di Reflex. Pochi mesi dopo partecipò con le sue opere anche alla grande mostra Cobra nel Stedelijk Museum di Amsterdam.
Doucet morì a Parigi nel 1944.
I suoi lavori appartengono alle collezioni del Stedelijk Museum di Amsterdam, al Cobra Museum di Amstelveen, al Centro Pompidou di Parigi.