Massimo D’Azeglio non fu solo un noto pittore italiano ma anche un letterato, un uomo di grande cultura e sapienza. Nacque a Torino nel 1798 in una famiglia benestante che dopo l’invasione napoleonica si trasferì a Firenze.
D’Azeglio in gioventù fece ritorno a Torino per ricoprire il ruolo di guardia del re, in seguito si trasferì ancora a Roma, presso il Vaticano, quindi fece nuovamente ritorno nella sua città natale per entrare nella cavalleria nel reggimento Piemonte Reale.
Nonostante il parere contrario della famiglia, D’azeglio nel 1820 decise d’intraprendere una strada artistica, dopo esser rimasto affascinato dalla pittura. Svolse l’apprendistato a Roma sotto la guida del pittore fiammingo Martin Varstappen. Terminati gli anni di studio ritornò a Roma dove la sua pittura prese un indirizzo paesaggistico, il D’Azeglio difatti in questo periodo si dedicò soprattutto alle vedute rurali copiandole dal vero.
Si diresse a Milano nel 1830 dove strinse amicizia con il Manzoni del quale sposò la figlia.
Decise in questi anni d’intraprendere anche la carriera letteraria scrivendo diversi romanzi come Ettore Fieramosca e La disfida di Barletta.
In seguito intraprese la carriera politica, si recò in Emilia Romagna nel 1845 su mandato del movimento liberale moderato. Fece ritorno quindi a Torino e denunciò a seguito delle “Cinque giornate” i crimini commessi dagli austriaci. Partecipò alla guerra d’indipendenza che decise poi di abbandonare dopo aver perso le speranze nella vittoria. Nel 1849 fu eletto alla Camera e successivamente gli viene affidato l’incarico di costituire un governo (1852).
A causa di alcuni contrasti con il re, D’Azeglio presentò le dimissioni e partecipò ad una vita politica svolgendo missioni secondarie e viaggiando spesso in Italia ed in Europa.
Ottenuto un nuovo incarico di prestigio da Cavour, D’Azeglio nel 1859 ritorna in politica e viene nominato governatore di Milano.
In seguito all’aver ripreso la sua passione per la letteratura si spense a Torino nel 1866.