Giovanni Bartolena fu un noto pittore italiano dotato di straordinario talento artistico, vivace ed irrequieto, fu molto apprezzato per l’armonia del disegno, la poesia dei soggetti paesaggistici e l’uso sapiente della luce e del colore.
Nacque a Livorno, nel 1866, in una ricca famiglia in cui mosse i primi passi nel mondo dell’arte, grazie allo zio Cesare, pittore.
Successivamente il Bartilena ventenne frequentò l‘Accademia di Belle Arti di Firenze, dove seguì i corsi di Giovanni Fattori che, scoprendone il talento, ne curò personalmente l’istruzione. Avendo un carattere molto forte e vivace, il Bartolena non tardò a porre discussioni con i suoi maestri
L’esordio nella pittura, avvenne nel 1892 con un’esposizione alla Promotrice di Torino, contemporaneamente la famiglia cadde in disgrazia e Bartilena per guadagnare dovette dipingere a tempo pieno. Successivamente, nel 1896, partecipò alla Prima Esposizione Triennale d’Arte a Torino con l’opera “Cavallo morto”.
Seguì un viaggio a Marsiglia, nel 1898, con un breve soggiorno in cui però non dipinse molto bensì lavorò come conduttore di carrozze. Quindi, dopo sei mesi, ritornò in patria, inizialmente in Versilia, a Fossa dell’Abate nel 1915, ospite dell’amico Plinio Nomellini, quindi a Livorno, nel 1917, ospite di Paolo Fabbrini, direttore del Corriere di Livorno ed infine si stabilì definitivamente a Livorno nel 1919.
Indurito di carattere dalle avversità, Batilena si dedicò totalmente alla pittura, rifuggendo però legami, vincoli e contratti. I soggetti preferiti dei suoi quadri furono i paesaggi e le nature morte, a cui si dedicò completamente dal 1912 in poi.
Partecipò ad un’importante mostra a Milano nel 1925 dove riscosse molti pareri favorevoli da parte del pubblico, della critica e degli altri pittori. In questa occasione conobbe Luciano Cassuto, mercante di tessuti, che divenne suo mecenate. Si susseguirono altre esposizioni a Livorno, Milano e Venezia.
Pose fine alla collaborazione nel 1929 ma continuò ugualmente ad esporre fino alla fine degli anni trenta, riscuotendo sempre un notevole successo. Pochi anni dopo, nel 1942, si ammalò e morì in un ospedale di Livorno.