Raffaele Armenise fu un noto pittore barese nonché incisore, assorto alla fama grazie allo straordinario talento che riversava nei suoi dipinti.
Nacque a Bari nel 1852, si trasferì a Napoli nel 1869, dopo aver vinto una borsa di studio, per studiare presso l‘Istituto di Belle Arti sotto la guida di Domenico Morelli, Filippo Palizzi e Federico Maldarelli.
Fortuna dei dipinti dell’Armenise
Le opere dell’Armenise s’incentrarono da subito sulle scene di genere, le scene popolari e sulle scene di costume, quadri che fecero letteralmente la fortuna dell’artista. Nel mentre continuò a dedicarsi alle incisioni ed alle litografie oltre che al disegno ed alle illustrazioni di libri e riviste. Fra i dipinti importanti dell’Artemise si ricordano gli affreschi della cupola del Teatro Petruzzelli di Bari, persi nel 1991 in un incendio.
Nel 1875 riuscì ad inaugurare un suo studio a Capodimonte e rapidamente divenne un pittore famoso con quadri come: il Maresciallo d’Ancre, l’Usurario ebreo, il Vaticano, Lo scotto troppo caro, La prova del veleno e I libertini.
Dopo essersi sposato, nel 1881 il pittore si trasferì a Milano dove grazie alla grande fortuna ricavata dalle sue opere si fece costruire una monumentale villa, oggi conosciuta come Palazzo Ciribelli.
In questi anni si occupò di diverse oleografie per lo stabilimento del suocero, oleografo di mestiere ma anche di diversi dipinti fra cui ricordiamo: La visita allo zio cardinale, La famiglia del cieco, l’Infanzia, La pesca e la Fede, l’Alchimista, l’Affogato, il ritratto di Giuseppe Verdi, gli Zingari e L’onore dell’ospite.
Negli anni successivi si dedicò alla decorazione della villa Bernasconi a Mendrisio, vinse una medaglia d’oro assegnatagli del ministero della Pubblica Istruzione per l’opera “Un ricco battesimo”.
Così come era arrivata la fama rapidamente lo abbandonò e Armenise morì a Milano nel 1925 quasi da sconosciuto.