Agazzi Ermenegildo fu un famoso pittore italiano originario di Mapello, 1866, che si distinse in particolare per lo straordinario talento nell’espressione artistica tardo verista lombarda. Negli anni della sua formazione studiò insieme al fratello Rinaldo, fino ai diciotto anni e poi s’iscrisse presso l’Accademia Carrara di Bergamo, sotto la guida di C. Tallone.
Successivamente decise di trasferirsi a Milano dove tenne la prima mostra a Brera (1886) con l’opera Ritratto della zia, spiccando fra i residui della scapigliatura e le prime avvisaglie del divisionismo.
Durante gli anni ottanta dell’ottocento dipinse per lo più paesaggi e vedute di Bergamo Alta, ispirandosi alla tradizione verista, mentre nelle opere successive come Gelosia e La lanterna si denota l’influenza della pittura napoletana. Queste sue sperimentazioni, nel tempo, finirono con l’isolarlo dall’ambiente artistico bergamasco. Decise dunque di aderire al Divisionismo pur mantenendo intatto il proprio stile.
Nel 1899 partecipò alla III Esposizione internazionale d’arte di Venezia con il fratello maggiore Rinaldo.
La fama dell’Agazzi si diffuse molto velocemente in patria ma anche all’estero, difatti vinse la medaglia d’oro a Parigi nel 1900, con l’opera Testa d’uomo, e poi a Milano (1901) ed a Bruxelles (1910). A Milano, cinque anni dopo l’ultima medaglia, vinse il premio Baragiola quindi nel 1928, sempre a Milano, vinse il premio Fornara. Successivamente vinse un’altra medaglia d’oro, nel 1938, assegnatagli dal ministero dell’Educazione nazionale.
Nel 1931 prese parte alla prima Quadriennale romana, dopo aver partecipato per otto volte alla Biennale di Venezia. Sempre a Milano tenne l’ultima personale, esponendo circa ottanta quadri.
Agazzi si spense a Bergamo, nel 1945, ucciso durante una rapina.
Fra le più importanti opere di Agazzi Ermenegildo citiamo: Le mie anitre, Il villaggio, Testa di vecchio, Al bagno, L’arrotino, La culla, La calza, La raccolta delle ostriche, Pastorella, Gregge nel bosco, Il frate, Autoritratto e La modella.