Pittore spagnolo nato a Éibar Guipúzcoa nel 1870, proviene da una famiglia di ceramisti e nutre fin da piccolo una venerazione per maestri come Goya (del quale visiterà anche la casa natale a Fuendetodos vicino Saragozza) e Domenikos Theotokopoulos detto El Greco.
La Spagna tipica, con le sue gitane e le sue brune bellezze, è il soggetto preferito di questo pittore contemporaneo, che espone alla Biennale di Venezia nel 1903, anno della sua amicizia con Rodin, e nel 1905, i suoi dipinti più famosi: “Las mujeres de Sepúlveda”, “Los flagelantes” , “Lola la gitana”, “Mercedes” etc.
La sua pittura ricorda molto quella di Goya, ha la stessa pastosità e la stessa gamma di colori, ed ha una vivacità espressiva che l’artista raggiunge non con i colori ma tramite la rappresentazione di personaggi tipici: sembra quasi di sentir suonare le nacchere nel dipinto raffigurante la gitana, ed in generale tutta la sua pittura è permeata dal clima dell’Andalusia.
Grande appassionato dell’Italia (il suo primo studio lo aveva acquistato a via Margutta), vi ritorna due volte, vistando Venezia, Firenze e Roma, ma compie viaggi anche a Parigi (come non sostare a Mont-Martre, all’epoca frequentato da Degas, Gauguin, Van Gogh) e in tutta la Spagna; e sarà proprio la Spagna, in particolar modo Segovia, a fornirgli l’ispirazione per “Mi tío y mis primas” , il suo dipinto più importante e famoso.
Suo entusiasta ammiratore è il re Vittorio Emanuele III, che gli consegna nel 1911 il Gran Premio in occasione di una grande personale di Zuloaga a Roma alla Mostra Internazionale del Cinquantenario. Instancabile viaggiatore e famoso anche oltreoceano, compie viaggi in America, da New York a Pittsburgh, portando ovunque la sua arte, sempre molto apprezzata, forse perché espressione di una Spagna più pura e tipica. L’ultima esposizione è ancora una volta a Venezia alla Biennale del 1942; muore nel suo studio a Madrid nel 1945.