Vincenzo Caprile fu uno dei rappresentanti del realismo più apprezzati nella panoramica della pittura italiana. Nacque a Napoli nel 1856 e si formò nell‘Accademia di Belle Arti della stessa città, dapprima studiò la paesaggistica con Smargiassi e Carrillo, quindi Morelli fu suo mentore e poi Rossano e Campriani che si alternarono nella sua formazione artistica.
Dopo tanto studio, Vincenzo Caprile, finalmente riuscì ad elaborare il suo stile: si orientò verso il verismo, la sua pittura ebbe una connotazione molto poetica, vertente sull’immediatezza, con una certa raffinatezza per quanto riguarda il cromatismo e la composizione. Questo non significa che egli rinnegò lo stile impressionista e la Scuola di Resina a cui fu molto legato ma soltanto che se ne discostò per cercare il proprio stile espressivo.
Nel 1870 partecipa ad una mostra a Napoli ed a varie esposizioni internazionali dove il suo realismo viene molto apprezzato insieme alla scelta di ritrarre paesaggi, scene e personaggi popolari di Napoli. La rappresentazione realistica dei soggetti, il tratto fresco e vivace (appresi nella Scuola di Resina e molto probabilmente ispirato dalle tecniche del Palizzi) furono le qualità pittoriche più apprezzate dello stile di Vincenzo Caprile.
Uno dei suoi più importanti impegni come artista fu decorare le sale del Caffè Gambrinus di Napoli, celebre ritrovo di artisti ed intellettuali di tutto il mondo) insieme ad alcuni artisti esponenti dell’impressionismo partenopeo come Vincenzo Volpe, Attilio Pratella, Giuseppe Casciaro, Vincenzo Migliaro etc.
Nel 1873, Vincenzo Caprile partecipa ad un’importante mostra a Posillipo alla Promotrice Salvator Rosa, dove si ripresento negli anni successivi con diverse opere Strada alle paludi (1874), Il crepuscolo d’autunno (1875), A Torre Annunziata e Ricordo di Torre del Greco (1876). A queste seguirono altre esposizioni a Torino (con La dote di Rita) ed a Milano (con Chi mi ama mi segua) nel 1881.
All’apice del successo ecco che la pittura del Caprile subì un mutamento: si fece più matura, ritornò allo stile iniziale, molto narrativo, più curato, la cui tematica risulta più vertente sugli aneddoti, persino la bozzettistica è molto più definitiva e curata. I suoi soggetti si concentrarono maggiormente sulla vita rurale e contadina, la sua pennellata divenne più agile ed il colore più luminoso. Ricordiamo fra i suoi dipinti: La dote di Rita, Maria Rosa,Vita napoletana, Mercato di Pasqua a Napoli,Vecchia Napoli, Bottega di barbiere etc.
Espose alla Biennale di Venezia e nel 1888 divenne professore onorario dell’AccademiaNapoletana. Quasi subito partì per Buenos Aires dove si dedicò alla ritrattistica, permanenza che durò poco perché entro l’anno ripartì per Napoli. Ogni primavera iniziò a recarsi a Venezia mentre in estate ritraeva Posillipo ed Amalfi. Nel corso del novecento espose diverse volte a Venezia (Vecchio carrubo, 1905), a Roma (Scene in Napoli) ed in diversi musei campani.
Si spense nel 1936, a Napoli.