Giovanni Gerolamo Savoldo fu un pittore italiano, particolarmente attivo a Venezia dove mostrò tutto il suo talento artistico rimanendo fedele alla scuola d’arte lombarda. I suoi famosi dipinti gli valsero il riconoscimento di maestro del “Rinascimento bresciano”.
Giovanni Savoldo nacque nel 1480 a Brescia. Si conosce poco della formazione dell’artista, si sa però che attorno al 1508, trovandosi a Firenze, frequentò i corsi di pittura presso la scuola d’Arte dei Medici e degli Speziali. Qui certamente ebbe modo di studiare le opere del Leonardo, Michelangelo e Raffaello ai quali s’ispira molto nella realizzazione dei suoi quadri. In futuro questi suoi famosi dipinti saranno fonte d’ispirazione per altri artisti come il Caravaggio.
Le prime tre opere attribuitegli furono “Il Riposo durante la fuga in Egitto”, “SS. eremiti Antonio e Paolo” e “L’Elia alimentato da un corvo” del 1520, non vi sono notizie di opere precedenti né di opere giovanili. Il 1520 è anche l’anno in cui Savoldo si trasferisce a Venezia dove lavorò alla realizzazione di un’altra versione del famoso dipinto “Santi eremiti Antonio e Paolo”. Successivamente si dedicò alla “Madonna e santi per San Niccolò” già iniziata da un altro pittore a Treviso. Quindi fu la volta de “Le Tentazioni di sant’Antonio” in cui l’artista espresse l’influenza fiamminga e soprattutto l’influenza delle opere di Bosch.
Quattro anni dopo, 1524, ricevette una commissione per una Pala d’altare destinata alla chiesa conventuale di San Domenico a Pesaro. E’ da notarsi che sebbene Savoldo risiedesse a Venezia e qui vi siano diventati famosi i suoi dipinti, egli svolse poche opere per i committenti veneziani.
Risalgono al 1527 ed al 1529, le opere “l’Adorazione del Bambino” e “Ritratto d’uomo in armatura”successivamente Savoldo si diresse a Milano, presso la corte degli Sforza, dove la sua pittura si fa più matura, riflessiva, dai toni più quieti e delicati. La luce tenue delle opere di questi anni rivela uno studio accurato del chiaroscuro.
Fece ritorno a Venezia nel 1523 dove eseguì “la Madonna e quattro santi” per una chiesa di Verona e la “Deposizione” per la pala dell’altare maggiore della chiesa di Santa Croce a Brescia, ritornando allo stile del Tiziano. Altri famosi dipinti dell’epoca ripresero i temi de La fuga in Egitto, l’Adorazione e la Natività.
Realizzò diversi dipinti nel 1539, fra cui “ Ritratto d’uomo con Flauto” e due versioni della Natività. Fra i suoi ultimi dipinti citiamo “La Maddalena” realizzata nel 1540 e varie versioni dell’Adorazione dei pastori.
Giovanni Savoldo morì nel 1548 a Venezia