Ottone Rosai è stato un pittore italiano. Frequenta prima l’Istituto Statale d’Arte e poi l’Accademia di Belle Arti, da dove viene espulso per cattivo comportamento.
Importante per la sua carriera artistica è l’incontro con Giovanni Papini e Ardengo Soffici e proprio grazie a Soffici che si avvicina al futurismo e al movimento di Marinetti.
Alla fine della prima guerra mondiale dove si si arruola come volontario e riceve due medaglie di bronzo, trova le nuove idee del giovane Mussolini occasione per lui di opporsi al clericalismo e alla borghesia che non sopportava.
La sua pittura in questo periodo è dedicata a persone della sua famiglia e figure di anziane. Espone per la prima volta a Firenze nel 1920 e nel 1922 e la sua vita viene segnata dal suicidio di suo padre, un artigiano, per colpa di debiti.
Ottone Rosai si sente colpevole di questa morte ed è quasi costretto a rilevare la falegnameria del padre e a ridurre la sua attività pittorica. La sua arte pittorica è dedicata agli umili e alle scene di vita quotidiana, una pittura tipicamente toscana evidente in Giocatori di toppa, del 1920 e ne Il concertino del 1927.
Rosai viene praticamente costretto a sposarsi quando le voci sulla sua omosessualità sono da ostacolo al suo lavoro di artista. Negli anni trenta si isola completamente dalla comunità e anche la sua pittura diventa triste e pessimista. I suoi dipinti lo mostrano come una persona molto tormentata.
Nel 1932 una mostra personale nella sua città a Palazzo Ferroni lo consacra pittore di primo livello e da qui fanno seguito numerose altre esposizioni in molte città d’Italia, fra cui Roma, Milano, Venezia.
Nel 1939 riceva l’incarico di docente presso il Liceo Artistico e nel 1942 gli ottiene l’assegnazione della cattedra di pittura presso l’Accademia di Firenze. Aderisce nel 1949 al progetto della collezione Verzocchi, focalizzata sul tema del lavoro, partecipando con l’opera “I muratori“.
Negli anni cinquanta comincia a viaggiare fuori dall’Italia partecipando a rassegne a Zurigo, Parigi, Londra, Madrid. Ottone Rosai viene ricordato anche come scrittore significativo per il suo libro di un teppista del 1919, un libro che narra le sue esperienze di guerra.
Poi ci sono Via Toscanella del 1930, Dentro la guerra del 1934 e Vecchio Autoritratto del 1951. Importante per conoscerlo meglio sono anche le sue lettere pubblicate post-mortem. Muore colto da infarto ad Ivrea nel 1957 mentre curava l’allestimento di una sua personale.