Nato l’1 gennaio del 1925, a Milano, Mario Merz è stato un celebre artista, pittore e scultore italiano contemporaneo, tra i maggiori esponenti della corrente relativa all’Arte povera.
Da giovanissimo si trasferì a Torino con la famiglia, dove frequentò il Liceo Classico e, in seguito, seguì i corsi di medicina presso l’Università degli Studi. Prese attivamente parte alla Seconda Guerra Mondiale, tra le fila delle fazioni antifasciste, tanto che venne arrestato e tenuto prigioniero in carcere. Qui, Merz riscoprirà la propria vocazione artistica, iniziando a realizzare i suoi primi disegni e dipinti moderni con un tratto grafico continuo.
In seguito, una volta liberato, esortato anche da Luciano Pistoi, noto critico d’arte e gallerista, decise di intraprendere la carriera artistica, nella quale si gettò completamente da autodidatta.
Dopo un primo periodo dedicato all’arte convenzionale, realizzata sotto forma di tele, dipinti moderni e quadri in stile espressionista, che gli permisero di raggiungere una certa celebrità e di partecipare a numerose esposizioni artistiche, adeguò la propria arte ai moti del ’68, dedicandosi anche all’utilizzo di materiali fino a quel momento poco conformi all’arte, come la pietra, il ferro, e soprattutto i tubi di neon, che gli permisero di creare opere di aspetto tridimensionale.
Celebri, in tal senso, divennero le sue opere a forma di igloo, e soprattutto quelle relative alla sequenza numerica di Fibonacci, ripresa spesso e realizzata con i tubi al neon, una delle quali si può ammirare lungo la cupola della famosa Mole Antonelliana di Torino.
Fra le numerose onorificenze ricevute in tutto il mondo, si può ricordare il prestigiosissimo Premio Imperiale ottenuto nel 2003 nel settore della scultura.
Morì nella sua amata Torino, città che lo aveva adottato dal punto di vista artistico e non solo, il 9 novembre del 2003.