Giovanni Lanfranco fu un pittore italiano molto apprezzato nell’ambito della prima corrente del Barocco italiano. Sebbene la sua sia stata una formazione classica egli si discostò parecchio dal classicismo segnando l’inizio di una rivoluzione pittorica che sfocerà poi nel barocco; la sua innovazione fu proprio nell’adottare una nuova concezione della luce e dello spazio.
Giovanni Lanfranco nacque a Parma 1582 e sin da giovane mostrò un innato talento artistico.
Fu allievo di Agostino Carracci che morì nel 1602 lasciando l’artista ventenne senza un mentore. Ragion per cui egli si diresse verso Roma, per frequentare la scuola di Annibale Carracci con il quale, fra l’altro, decorò la galleria Farnese fra il 1602 ed il 1609, la Cappella Herrera in San Giacomo degli Spagnoli e passò poi sotto la guida di Guido Reni con cui affrescò la Cappella di Sant’Andrea. In queste prime opere fu già evidente che il Lanfranco non si faceva influenzare troppo dai suoi mentori ma cerca uno stile espressivo proprio.
Morto anche Annibale, Lanfranco compì alcuni viaggi a Parma ed a Piacenza dove si dedicò a diverse opere, come la Pala con l’ “Arcangelo Raffaele e satana” per la chiesa di S. Nazaro e il “S. Luca” per la chiesa di S. Maria di Piazza, entrambe a Piacenza. (1610 – 1620).
Fra il 1621 ed il 1627 si dedicò alla decorazione della cupola di S. Andrea della Valle e due anni dopo alla decorazione della cappella del Crocifisso in S. Pietro a Roma.
Negli anni trenta del seicento Lanfranco partì per Napoli per affrescare la cupola del Gesù Nuovo, la Certosa di S. Martino, dei SS. Apostoli e la cupola di S. Gennaro del duomo. L’introduzione delle sue opere significò un grande rinnovamento per l’arte partenopea che vide svilupparsi il barocco napoletano.
Nel 1647, lasciata Napoli, si rileva un’opera particolarmente prestigiosa: la Gloria di s. Carlo Borromeo nell’abside di S. Carlo ai Catinari, a Roma. In seguito si recò nuovamente a Parma dove il suo stile si presentò evoluto, maggiormente dinamico e tendente al barocco.
Quindi tornò a Roma dove soggiornò fino al 1631, un ultimo breve viaggio a Napoli nel 1646 ed infine nuovamente nella capitale dove riuscì ad affrescare la chiesa di San Carlo ai Catinari, l’ultima opera eseguita prima della morte (1647).