Giuseppe Arcimboldo nasce a Milano il 5 aprile 1526. È stato un pittore italiano, molto famoso in particolare per le sue particolari “teste composte” realizzate con libri, con prodotti ortofrutticoli oppure animali come pesci, uccelli, ecc.
Giuseppe Arcimboldo, figlio di Biagio, iniziò la sua attività artistica all’interno del laboratorio paterno e poco più che ventenne già si vede impegnato nel disegno di cartoni per la costruzione delle vetrate del Duomo di Milano e successivamente nei cartoni preparatori delle storie di Santa Caterina di Alessandria e per un arazzo nel Duomo di Como.
In questo periodo già si parla di lui come pittore raro, studioso con molte altre virtù così nella pittura come nella vita quotidiana e nelle diverse bizzarrie. Nel 1952 partì per Vienna, invitato dal principe Massimiliano II d’Asburgo, dove fu molto benvoluto e raggiunse una fama internazionale.
I lavori di Arcimboldo più conosciuti sono le otto tavole 66 x 50 cm raffiguranti in modo allegorico le quattro stagioni: Primavera, Estate, Autunno e Inverno e i quattro elementi della cosmologia aristotelica: Aria, Fuoco, Terra, Acqua.
Di queste opere molte copie furono donate regnanti europei e nobili del tempo. Giuseppe Arcimboldo era un pittore molto creativo tanto che l’imperatore gli affidò l’incarico di allietare la vita di corte e memorabile fu il ruolo che ebbe nel matrimonio dell’arciduca Carlo II d’Austria con Maria Anna di Wittelsbach, nelle quali Arcimboldo venne chiamato come regista dei fasti nuziali.
Tanto era stimato a corte che alla morte di Massimiliano passò al servizio di Rodolfo II, suo successore come consigliere. A corte oltre alla reputazione artistica e al successo economico, meritò numerosi onori per poi ricevere la nomina di Conte Palatino.
Con la promessa di ritornare a corte ottenne il permesso di tornare, nella sua Milano. Di questo periodo sono i dipinti della Ninfa Flora e di Rodolfo II in veste di Vertumno, dove raggiunse il massimo dell’immaginazione. Molti pittori tentarono di imitarlo senza riuscirci e morì nel 1593 nella sua Milano.
Nel 1756 fu riconosciuto come uno dei fondatori dell’Accademia veneziana, forse in seguito all’intervento del cognato Giambattista Tiepolo, allora molto influente. Morì a Venezia, il 23 gennaio 1760, dopo tre mesi di malattia.