Giovanni Castiglione nasce a Genova il 1609, così come riportato da documentazioni relative alla registrazione del battesimo, ma molti studiosi collocano la data della sua nascita intorno al 1611, anno che inquadra perfettamente il periodo artistico e storico in cui ha vissuto l’artista.
Iniziò giovanissimo ad avvicinarsi alla pittura, seguendo le indicazioni di maestri quali Giovanni Battista Paggi, Giovanni Andrea De Ferrari e Sinibaldo Scorza, con i quali lavorò per diverso tempo. Le sue prime opere giovanili mostrano il suo profondo attaccamento alla pittura animalista, estremamente diffusa all’epoca come si può notare nei suoi primi dipinti L’entrata degli animali nell’arca (Genova, Accademia Ligustica); Noè fa entrare gli animali nell’arca, (Firenze, Gall. degli Uffizi, inv. 1336).
Il contatto con l’ambiente romano negli anni trenta del 1600, cambia profondamente la visione artistica del Castiglione, profondamente affascinato dallo nascenti forme barocche del Bernini e dalla pittura classica di Poussin che contribuiscono alla scoperta di una pittura nuova che si nota particolarmente nei dipinti il Satiro e ninfa e l’Adorazione del vitello d’oro.
Dopo dei brevi soggiorni a Napoli e una lunga permanenza a Roma, nel 1639 ritorna a Genova dove si sposa e mette su famiglia, così come riportato in alcuni documenti notarili. Dopo un periodo di pausa artistica, il Castiglione realizza nel 1645 La Natività per la chiesa di S. Luca mostrando ancora un notevole attaccamento alle forme classiche ma interponendo una nuova dimensione spaziale in cui confluiscono suggerimenti colti dall’ambiente romano e napoletano. Identico discorso vale per i dipinti di ispirazione religiosa quali la Visione di S.Bernardo (Genova-Sampierdarena, S. Maria della Cella) e S. Giacomo che scaccia i Mori (Genova, oratorio di S. Giacomo della Marina; bozzetto a Petworth, coll. Wyndham).
Ma sono questi gli anni in cui il Castiglione comincia a elaborare uno stile fantasioso non abbandonando i crismi della classicità: sullo sfondo di un mondo antico fatto di busti, vasi, rovine emergenti ricoperti da una vegetazione che quasi li nasconde alla vista, spuntano figure mitologiche quali ninfe o satiri che acquistano una dimensione quasi irreale e magica.
Nel 1647 torna a Roma con la famiglia e gli anni di permanenza nella città eterna consolidano il suo avvicinamento all’arte barocca come testimonia l’opera Immacolata di Osimo (conservata oggi all’Inst. of Arts di Minneapolis; bozzetto a Windsor Castle, Bibl. reale) e l’affermarsi di uno stile più fantastico-archeologico, rivelando tutta la profondità intellettuale e filosofica dell’artista così come si evidenzia nei Baccanali e Circe.
Nel 1654 si trasferisce a Mantova, lavorando presso la corte dei Gonzaga. Secondo quanto riportato dalle lettere del fratello Salvatore, l’intesa tra i Gonzaga e il Castiglione non debba intendersi con una sorta di dipendenza ma come un legame non vincolante che lasciava all’artista si libertà di movimento che di espressione.
Castiglione fu noto anche per la sua attività di incisore, specializzato nella tecnica dell’acquaforte e inventore del monotipo: la sua tecnica luminosa e fortemente cromatica lo collocano tra i gli incisori più apprezzati del Seicento che influenzò fortemente l’arte grafica italiana e francese.
Morì nel 1670 a Genova.