Nato a Venezia, il 20 giugno 1687, Giovanni Battista Pittoni – chiamato Giambattista – fu un pittoreitaliano particolarmente attivo ed importante nella città di Venezia ma anche in altre zone venete, in particolare nell’entroterra.
Il Pittoni proveniva da una famiglia di artisti, in particolare pittori, e fu proprio dalla famiglia che ebbe modo di avvicinarsi al mondo dell’arte e della pittura: la sua primissima formazione artistica ebbe luogo grazie allo zio Francesco, con il quale collaborò, nel 1716 al dipinto Sansone e Dalila.
Ma fu grazie ad Antonio Balestra, pittore ed incisore italiano particolarmente attivo in quell’epoca sia a Venezia che a Verona, che il Pittoni conobbe l’arte barocca: nelle sue prime opere, infatti, l’influenza di quella corrente culturale ed artistica fu molto prominente, e già si intravedeva uno stile particolare, dove la ricerca del colore e dei particolari si fondevano alla perfezione.
Appartengono a questo periodo il Martirio di San Tommaso e Diana e Atteone, conservati il primo a Venezia ed il secondo a Vicenza. Successivamente, il pittore si avvicinò all’arte del Tiepolo e di Sebastiano Ricci, ed in queste opere si nota il tentativo di raggiungere una maggiore freschezza nell’uso delle forme e del colore: appartengono a questo periodo le pale, come la pala con i Santi Pietro e Paolo e Pio V che adorano la Vergine e il Giuramento di Annibale.
Fu nel 1730 che il pittore lavorò, insieme ad altri artisti del suo tempo come il Canaletto, ad un ciclo di opere molto più corposo, che gli fu commissionato dalle corti europee: si trattava delle rappresentazioni di alcuni uomini appartenenti alla storia britannica.
Dal punto di vista artistico, il pittore riuscì, in quegli anni, ad essere più deciso nell’uso del chiaroscuro ed in particolare nell’uso dei colori, che sapeva usare in maniera precisa e vivace. Pensiamo soprattutto alle opere che appartengono al decennio 1730-1740, ovvero La Natività e La Continenza di Scipione.
Il pittore si spense nel 1767 a Venezia.