Figlio di Giacomo Piazzetta, nato a Venezia il 13 febbraio 1682, Giovanni Battista Piazzetta fu non solo pittore, ma anche scultore ed intagliatore di una certa importanza artistica e culturale che visse a cavallo tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento e che, per questo, ebbe modo di apprendere diverse correnti artistiche e di formarsi in notevoli differenze pittoriche e culturali di quell’epoca.
La particolarità del pittore fu quella di esprimere nelle sue opere una sorta di dimensione psicologica nella quale si nota il tormento e il tentativo di raggiungere una sintesi pittorica: nei suoi dipinti è chiaro il tormento ed è altrettanto nota la difficoltà di ottenere una plasticità che non gli fu facile raggiungere.
Tuttavia, sebbene nei dipinti e nelle opere del Battista si notino queste difficoltà, non si può dimenticare che a livello di disegni, egli fu uno dei più distinti del suo tempo.
Si formò in un primo momento presso la bottega del padre, e dopo qualche anno passò alla bottega di Andrea Molinari, anche se da una lettera inviata a Nicolosi, si evince che il pittore considerasse come suo primo maestro Silvestro Manaigo. Fu tuttavia a Bologna che Giovanni Battista Piazzetta poté apprendere al meglio l’arte pittorica, studiando in particolare le opere dei Carracci (Ludovico, Agostino e Annibale) e del Guercino.
Da non dimenticare però che l’influenza maggiore fu opera di Giuseppe Maria Crespi, tant’è che è possibile ancora oggi rendersi pienamente conto di diverse analogie tra alcune opere di Crespi e di Piazzetta.
Un’altra particolarità dell’artista fu quella di essere sempre in eterna contrapposizione con sé stesso: sebbene abbia ottenuto un certo successo e riconoscimento del suo sacrificio e del suo lavoro, l’ultimo periodo della sua vita fu particolarmente doloroso, a livello materiale e psicologico. Il pittore, infatti, visse i suoi ultimi anni nella miseria, contornato da un’immensa solitudine, per poi spegnersi a Venezia il 29 aprile 1754.
Tra le opere degne di significato, si ricordano in particolare: Giuditta e Oloferne (a Roma), e L’indovina, Il martirio di San Giacomo, Gloria di San Domenico, Visione di San Filippo Neri (a Venezia).