Manzù Giacomo

Lo scultore Giacomo Manzù proveniva da una famiglia semplice: il padre, Antonio Manzoni, era calzolaio e sagrestano, e con la moglie Maria Pesenti aveva avuto già undici figli quando nasce Giacomo. Il giovane Manzù ha modo di apprendere presto ad intagliare il legno, e durante il servizio militare e nella città di Verona tra il 1927 ed il 1928, Manzù viene ispirato dall’arte, in particolar modo grazie ai calchi presenti nell’Accademia di Belle Arti Cicognini.

Dal punto di vista artistico, di Manzù si può affermare che, se da un lato cerca di avvicinarsi all’Impressionismo, non è certamente questa la sola corrente artistica che lo fa appassionare. Infatti, lo scultore cerca di misurarsi durante la sua produzione artistica anche con la scultura antica, sia di tipo religioso che laico; ne sono esempi alcune opere come le Deposizioni e le Crocifissioni, che insieme costituiscono un'importante serie di ispirazione teologica e religiosa, ma anche etica e morale.

Al periodo artistico 1940-43 appartengono anche diversi ritratti, in particolare le serie dedicate ai Cardinali ed ai Vescovi. Sempre in questo periodo Giacomo Manzù si impegna anche a livello politico, molto attivo nell’Antifascismo.

Il successo artistico di Manzù non si limita alla sola Italia, ma ebbe una portata internazionale. Infatti, nel 1966 lo scultore vince il Premio Lenin per la Pace, e nel 1984 il Premio Internazionale Feltrinelli. Per alcuni anni Giacomo Manzù la produzione scultorea si sofferma sulla decorazione della porta del Duomo di Strasburgo, in cui spicca in particolare il tema dell’amore e della maturità. Una delle opera più importante e più note di manzù è sicuramente il Monumento al Partigiano di Bergamo, scultura in bronzo statuario con riflessi dorati ultimata nel 1977.
La morte di Manzù sopravvenne a Roma, il 17 gennaio 1991.