Nato a Napoli il 1806, figlio dell’artista Gaetano Gigante iniziò ad avvicinarsi all’arte della pittura non solo per merito del padre, ma anche grazie alla vicinanza del pittore olandese Antonio Plitoo, fondatore della Scuola di Posillipo. Con il termine “Scuola di Posillipo” si intende quella corrente pittorica che si sviluppò a Napoli tra il 1820 e 1850 che cambiò radicalmente la tradizione paesaggisticarisalente ai tempi di Salvador Rosa, in cui il tutto era prevalentemente focalizzato su vedutismo turistico. Con Plitoo il paesaggio acquista una sua dimensione reale che trascende nell’immaginario grazie ai giochi di luce e ombra in chiave impressionista.
Dopo la sua morte nel 1837, protagonista indiscusso della Scuola fu Gigante Giacinto che portò a livelli eccelsi la rappresentazione paesaggistica, trasferendo in essa tutto il sentimento d’intimismo lirico, contraddistinto da spazi visivi non molto ampi ma ristretti come se fossero piccoli squarci ritagliati. La sensazione d’intimo è legata alla quasi banalità delle cose rappresentate che racchiudono in se la malinconia e la colma della realtà.
In pochi anni la fama del pittore si va sempre più espandendo raggiungendo la corte di Re Ferdinando II, la corte degli Zar, realizzando opere su commissione anche dopo l’Unità d’Italia per la casa Savoia, come la tempera per la Cappella del Tesoro di San Gennaro.
Nel 1855 decise di avvicinarsi all’arte degli acquerelli, diventando in breve tempo massimo esperto e con il quale realizzò una nuova tecnica di pittura che riusciva a donare un particolare effetto rilievo alle sue raffigurazioni. Tale tecnica consisteva nel sovrapporre alla carta della biacca in tocchi il tutto prima di stendere le pennellate.
Morì all’età di settanta anni a Napoli nel 1876.