Considerato uno dei maggiori esponenti del nucleo storico della Transavanguardia, tematizzato da Achille Bonito, Cucchi Enzo nasce in Italia a Morro Alba nel 1949. Amante della pittura e della poesia la Cucchi era considerata il rappresentate di un ritorno al manuale, alla pittura fatta di colori che trasmettesse gioia agli occhi e al cuore, abbandonando l’arte concettuale che sin poco tempo prima dominava la realtà artistica.
Si conosce poco della sua vita e della sua formazione ma si sono certi che dalla metà degli anni Settanta si trasferirono a Roma nel tentativo di avvicinarsi al concettualismo, fonte d’ispirazione per molte delle sue opere e per un periodo si dedicò alla pittura grazie alla quale incontrarono personaggi importanti della realtà artistica romana quali S. Chia e F. Clemente. Fu grazie alla loro influenza che riuscì ad avvicinarsi al movimento della transavanguardia, creando a uno stile neoespressionista, progressivamente arricchitosi di un vocabolario figurativo e simbolico ricorrente.
Le sue opere su tela più importanti, spesso presentate da testi poetici realizzati dall’artista stesso, si ricordano “Cani con lingua a spasso“, (1980) e “Eroe senza testa“, (1981); “Sia per mare sia per terra“, (1980). In esse si nota il tentativo dell’artista di riappropriarsi con sguardo visionario della storia, della letteratura e del mito, creando a composizioni di grande intensità simbolica dove spesso il mondo è rappresentato come un campo di battaglia tra due principi opposti.
La tecnica artistica della Cucchi mira all’innovazione e a sperimentare nuovi modi di concepire l’arte e la pittura: realizza grandi composizioni a carboncino, e realizza opere con i materiali più disparati optando tra elementi convenzionali quali legno, metallo, ferro, tubi a neon e quant’altro il tutto armonizzato con un uso quasi caravaggiesco della luce che contribuiscono a dare profondità spaziale. Dislocati nello spazio espositivo o all’interno del quadro stesso, i materiali utilizzati dalla Cucchi danno vita a opere uniche la cui aria imponente e monumentale sovrasta tutto il contesto espositivo.
Negli ultimi anni della sua carriera si dedica anche all’arte decorativa. A tale scopo si ricordano la decorazione della Cappella di S. Maria degli Angeli al Monte Tamaro in Canton Ticino (progetto di M. Botta, (1992-94)) e il sipario del Teatro La Fenice di Senigallia(1996).
Molte delle sue opere sono state esposte nelle più importanti città d’Italia tra le quali la Biennalea Venezia e in sue numerose mostre personali organizzate a Napoli, Milano e Catanzaro.