Un antifascista dallo spirito artistico: sarebbe questo un modo corretto di identificare Emilio Vedova, pittore italiano contemporaneo nato a Venezia il 9 agosto del 1919 e che diventa subito protagonista del suo tempo grazie alla gran quantità di riconoscimenti che gli viene tributata; nel 1952 gli viene dedicata una sala personale alla Biennale di Venezia, nel 1960 riceve il Gran Premio per la pittura, nel 1997 riceve il prestigioso Leone d’Oro alla carriera.
Proviene da una famiglia operaia, e la sua formazione comincia come pittore prevalentemente autodidatta: tenta svariati mestieri, in fabbrica, presso un fotografo, da un restauratore. A metà degli anni Trenta inizia a disegnare e a dipingere con grande intensità, privilegiando, come soggetti, prospettive, architetture, figure e molti autoritratti. All’inizio degli anni Cinquanta realizza i suoi celebri cicli di opere: “Scontro di situazioni”, “Ciclo della Protesta”, “Cicli della Natura”, in pieno stile futurista caratterizzato da un tratto rapido e da uno stile tempestoso.
Nella seconda metà degli anni ’50 cerca di superare i limiti della pittura e di aprirsi a nuovi media con diversi esperimenti. All’inizio degli anni ’60 Emilio Vedova abbandona la forma quadrata del dipinto; nascono i cosiddetti “quadri plurimi“. Si tratta di telai pieghevoli, fatti di assi di legno con cerniere di ferro, realizzati con tecniche diverse e completamente dipinti.
E proprio la serie dei cosiddetti “Plurimi” lo condurrà a tenere varie lezioni in diverse Accademieed Università europee al fine di spiegare la sua personale visione dell’arte, la sua vicinanza all’astrattismo e la sua scelta di prediligere principalmente il bianco ed il nero oltre che qualche sfumatura di rosso, segno di un temperamento rigoroso e tendente al geometrico ma con connotazioni passionali.
Nel 1986 viene allestita un’altra esposizione presso le “Bayerische Staatsgemäldesammlungen” (Collezioni statali bavaresi) a Monaco di Baviera. Muore a Venezia il 25 ottobre del 2006.