Sebastiano Del Piombo (vero nome Sebastiano Luciani) nacque a Venezia nel 1485. La sua prima professione fu quella di musicista di liuto, cominciò per questo tardi la sua formazione da pittore, che avvenne sotto la guida di Bellini prima e di Giorgionepoi.
Le influenze che ricevette dai suoi primi maestri furono talmente forti che molti confondevano i suoi dipinti antichi con quelli del Giorgione, come ad esempio Salomè del 1510.
Nel 1511 S. andò a Roma, su invito di Agostino Chigi, per decorare una sala della villa Farnesina, realizzando il Polifemo ed altre opere sempre di stampo mitologico, con caratteri manieristici. Si stabilì quindi a Roma dove entrò a far parte del circolo dei raffaelliti e si fece apprezzare per le sue doti da ritrattista.
A questo periodo risale anche il quadro Morte di Adone.
Del Piombo strinse amicizia con Michelangelo Buonarroti ed iniziò con lui una collaborazione artistica, cosa che lo portò ad essere nel mirino della sfida che c’era a quel tempo proprio tra Michelangelo e Raffaello.
Fato volle che la sfida si palesò quando, nel 1516, il cardinale Giulio de’ Medici commissionò due pale d’altare per la sua sede vescovile di Narbonne, una a Raffaello, che eseguì la “Trasfigurazione” e l’altra a Sebastiano, che realizzò “La resurrezione di Lazzaro“.
Dopo la morte di Raffaello (1529), Dal Piombo divenne l’artista più ricercato in tutta Roma. Risalgono a quegli anni i suoi più celebri dipinti, i ritratti ad Andrea Doria e a Clemente VII.
Nel 1531 il papa gli conferì la nomina di custode del sigillo papale, detto piombino (da qui appunto il nome d’arte).
Nel 1534 si ruppe l’amicizia con Michelangelo, a causa di opinioni diverse riguardanti le tecniche che quest’ultimo avrebbe dovuto utilizzare nel dipinto Giudizio Universale.
La sua produzione artistica si ridusse notevolmente fino alla sua morte, avvenuta nel 1547.