Maurice de Vlaminck nacque a Parigi nel 1876. Era figlio di musicisti, cominciò infatti a studiare il violino per poi dedicarsi alla pittura da autodidatta.
Entrato a far parte del gruppo dei Fauves, espose i suoi primi dipinti con loro nel 1905 al Salon d’Automne e, nel 1906, al Salon des Indépendants. Era considerato il componente più radicale del gruppo, data la sua abitudine nello spremere il tubetto di colore direttamente sulla tela. I fauves non ebbero però lunga durata: nel 1907 si sciolsero ed ognuno di loro prese la propria strada.
In questi anni il pittore fu particolarmente colpito da Cezanne e dal cubismo, che lo avvicinò a forme espressioniste. Come lui, molti altri membri del vecchio gruppo aderirono a questa corrente, anche perché gli elementi in comune erano molti: entrambi i movimenti superarono la visione serena della natura dei dipinti impressionisti a favore di colori accesi e forti che denotavano una perturbazione interiore.
Ci fu la guerra, e l’artista lasciò Parigi per trasferirsi nelle campagne.
Questo avvenimento dovette scuoterlo parecchio, il che è evidente in molti dei suoi quadriappartenenti al quel periodo. SI rivolse ad una pittura paesaggistica dai colori smorzati e dolorosi, come nel dipinto Paesaggio invernale del 1916 (oggi al MoMA).
La natura era divenuta una presenza minacciosa e ostile, simbolo di una visione drammatica dell’esistenza; anche il cielo veniva dipinto con colori freddi ed è quasi sempre pieno di nuvole che preannunciavano la pioggia. L’esistenza si faceva sempre più drammatica.
De Vlaminck venne arrestato nel 1944 per collaborazionismo con i nazisti ed emarginato. Morì nel 1958.