Massimo Campigli, all’anagrafe Max Ihlenfeldt, nacque a Berlino nel 1895.
Uomo di cultura, con uno stile pittorico semplice ed immediato che fu la sua fortuna, ebbe un’infanzia complicata, durante la quale fu allevato dalla nonna che lui credeva sua madre mentre la sua madre biologica (Anna Paolina Luisa Ihlenfeldt, diciottenne) gli fu presentata come una zia.
Visse per parecchi anni in provincia di Firenze, in un ambiente borghese, poi Anna Paolina si sposò con un industriale inglese e si trasferirono a Firenze portando con loro Massimo come “nipote”. Nel 1910 un nuovo trasferimento a Milano e Massimo Scampigli scoprì la verità, ovvero che la zia era in realtà sua madre.
Questa sconvolgente notizia segnò molto negli anni successivi la pittura di Campigli, si osservi infatti che i suoi soggetti sono prevalentemente donne: stilizzate, eleganti, semplici, non astratte più che altro più vicine ad un idealizzazione.
Massimo Campigli si dedicò agli studi classici, appassionandosi da subito al giornalismo ed alla pittura. Collaborò con diverse riviste (“La Letteratura” di R.Simoni e “Lacerba” per esempio), ebbe modo di frequentare i futuristi e nel 1919 partì alla volta di Parigi come inviato del Corriere della sera. Qui Campigli iniziò a dedicare molto più tempo ai suoi dipinti, scrivendo la notte, esprimendo il suo talento nel comporre e rielaborare le tendenze artistiche in chiave analitica ed introspettiva, talvolta ironica.
Negli anni venti del novecento iniziano le prime esposizioni: “L’arrotino” al Salon d’Autommerimane una delle sue opere più famose, a Roma alla Casa d’aste Bragaglia, di nuovo a Parigi nel Salon des Indèpendants ed al Salon des Tuileries e poi a Milano nella Prima Mostra del Novecento. Dopo la metà degli anni venti convolò a nozze con una pittrice rumena, fondò il gruppo “I sette di Parigi” e lasciò definitivamente il giornalismo.
Furono questi gli anni in cui incontrò Picasso ma la sua dedizione alla corrente futurista non durò a lungo, già negli anni trenta, dopo un soggiorno a Roma, il suo stile subì una svolta poiché Campigli rimase affascinato dalle opere d’arte etrusca a cui s’ispirò per lungo tempo. Ecco dunque l’evoluzione della sua pittura: più semplice, più geometrizzata ma ugualmente ricercata ed elegante.
Fra le varie esposizioni in diverse città d’Italia, a metà degli anni trenta si risposò andando a vivere a New York dove non rimase a lungo sentendo la nostalgia dell’Italia, ritornò infatti poco prima della seconda guerra mondiale.
Fra le sue opere ed esposizioni più celebri, nel corso della sua lunga carriera d’artista, ricordiamo:la decorazione dell’atrio di Liviano a Padova, la decorazione per la Società delle Nazioni Unite a Gineva, l’Esposizione Universale a Palazzo Giustizia a Milano e la biennale “France – Italie” a Parigi.
Mentre fra i riconoscimenti si ricorda la nomina d’Accademico di San Luca nel 1965.
Negli ultimi anni della sua vita, Campigli espose in tutto il mondo viaggiando spesso e stabilendosi infine a Saint Tropez dove morì nel 1971.