Renato Birolli non fu soltanto un pittore italiano, fu anche il pioniere dell’indipendenza dello spirito artistico del XX secolo in cui l’artista non è solo regole, schemi e pittura provinciale ma sperimentazione, emozione e ricerca.
Birolli nacque a Verona nel 1905 e durante gli anni della sua formazione studiò presso l’Accademia Cignaroli di Verona quindi partì alla volta di Milano dove lavorò come decoratore e cronista. Qui conobbe Renato Guttuso e si unì al suo gruppo di artisti d’avanguardia di cui facevano parte anche Giacomo Manzù, Aligi Sassu ed Edoardo Persico.
Negli anni trenta, Birolli partecipò alla fondazione del movimento di Corrente, che raggruppava gli artisti nascenti desiderosi d’innovazione. Fu anche il periodo in cui la pittura del Birolli catturò una particolare attenzione per via della poesia e dell’effetto cromatico. Si ricordano in particolare le opere L’Angelo, Gineceo ed Il Caos.
Fra il 1937 ed il 1938, il Biroli si dedicò anche alla politica, esprimendo le sue idee antifasciste che gli costarono diversi mesi di prigione, prima a Milano e poi a Verona.
Durante la guerra visse tra Milano e la campagna e si dedicò alla scrittura dei "Taccuini", scritti di poesia e riflessioni che riportano i suoi pensieri artistici e non sul difficile clima del tempo.
Nel 1947 il Birolli si trasferì a Parigi dove conobbe Henri Matisse e Pablo Picasso, rimase affascinato dalla loro arte imprimendo alla sua pittura una vena cubista ed astratta che andò a sostituire l’iniziale ispirazione impressionista ed espressionista.
Dagli anni Cinquanta si dedicò a vari viaggi ed entrò a far parte del Gruppo degli Otto, aderì inoltre alla collezione Verzocchi, avente tema il lavoro, con due quadri: un autoritratto e l’opera “Il porto di Nantes”. Furono anche gli anni in cui prese contatti con l’Action painting americana.
Rimase, nonostante tutto, sempre fedele al suo spirito libero d’artista fuori dalle convezioni disposto a sperimentare e mettersi in gioco. Le migliori opere del Birolli esprimevano in pieno la sua appassionata elaborazione della poetica astrattista nonché la sua tendenza ad una pittura lineare ed informale.
Birolli si spense a Milano nel 1959, prima di riuscire a coronare il suo sogno di stabilirsi definitivamente a Verona.