Bernardo Bellotto nacque a Venezia il 30 gennaio 1721 da Lorenzo e da Fiorenza Canal, e fu un pittore italiano che ebbe modo di apprendere l’arte dal Canaletto, che fu per il giovane artista un maestro sia per quel che riguardava i motivi e gli schemi compositivi, sia per le tecniche pittoriche e di incisione.
Anche il fratello, Pietro Bellotto (1725-1805 ca.) fu pittore seppur di minore rilevanza artistica rispetto al maggiore che sin dai primi dipinti mostrò un grande talento per la pittura vedutistica e paesaggistica, che rese fresca e piacevole.
L’anno dell’esordio come pittore avvenne nel 1738, quando il giovane Bellotto si iscrisse alla corporazione dei pittori veneziani. Dopo questo anno, il pittore ebbe modo di soggiornare in diverse città italiane come Roma, Firenze, Lucca, Livorno, e Torino, dove poté realizzare due dipinti per la corte sabauda.
Come è noto, l’artista ebbe modo di apprendere tecniche e schemi compositivi dal più famoso zio, il Canaletto, ma ben presto si emancipò e riuscì a trovare una propria identità artistica e pittorica mostrando non poche differenze con i dipinti del Canaletto: il giovane pittore mostrò sin da subito una più attenta osservazione delle architetture ed i suoi quadri apparivano dinamici, ricchi di chiaroscuri drammatici, con uno stile del tutto personale che fu arricchito anche dalle varie esperienze di viaggi che il pittore ebbe modo di fare.
Un periodo particolarmente florido avvenne nel 1747, quando Belloni venne invitato dall’Elettore di Sassonia Augusto III a trasferirsi a Dresda, tanto, che, dopo essere stato pittore di corte, dopo dieci anni venne chiamato dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, che lo volle presso la sua corte a Vienna.
Tornato a Dresda, nel 1764 entrò a far parte dell’Accademia: di quegli anni si ricordano opere come la serie di Vedute di Dresda e di Pirna, eseguita per Augusto III, in cui si ebbe un ritorno agli stili compositivi del Canaletto, e la seconda grande serie di vedute, ovvero le Vedute di Vienna e di alcuni dintorni.
Tuttavia, l’atmosfera culturale che si diffuse negli anni successivi, lo spinse a trasferirsi a Varsavia, dove morì qualche anno dopo (nel 1780). Di questo periodo si ricordano le Vedute di Varsavia, la terza grande serie di vedute che comprende ventiquattro tele, tra cui sei con panorami ed altre rappresentazioni di piazze e vie con i più importanti palazzi della città. Proprio queste vedute vennero prese come modello per la ricostruzione della città, resasi necessaria dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale.