Roberto Sebastian Matta, fu senz’altro una delle icone della pittura del novecento. Instancabilmente dedito alla pittura ed all’architettura, era un’artista cosmopolita, sovente associato al surrealismo e con il dono di saper maneggiare e sfoggiare il proprio talento, che espose le sue opere in tutto il mondo.
Nacque a Santiago del Cile nel 1911 da una famiglia per metà di origini francesi e per metà spagnole.
Sebastian Matta si trasferisce a Parigi nel 1934, qui conosce Le Corbusier ed altri artisti del calibro di Salvador Dalì e Andrè Breton che subito paragonò la sua arte a quella dei surrealisti, sottolineando la sua bravura nel modellare il proprio talento.
Effettivamente Roberto Sebastian Matta, in quegli anni sviluppò un concetto metaforico dell’arte centrata sulla psicologia e la visione interna del mondo: un’arte molto dinamica, in continua evoluzione ma anche volta alla rivoluzione del concetto stesso di arte.
Fra i suoi primi lavori ricordiamo le illustrazioni per la rivista surrealista Minotaure di Albert Skira, in quest’occasione Matta conobbe Picasso e Duchamp, al quale dedica l’opera “Xpace and the Ego”.
Si trasferì a Londra nel 1936, dove incontrò lo scultore H. Moore, e vi rimase per due anni per poi raggiungere gli USA dove ebbe modo di sperimentare ed innamorarsi della pittura ad olio.
Fra le mete dei suoi vari viaggi si recò anche in Scandinavia dove conobbe Magritte ed a Venezia dove invece incontrò De Chirico.
Come molti altri artisti, durante il secondo conflitto mondiale, cercò rifugio a New York dove le sue vicende personali s’intrecciarono con l’arte: conobbe dei giovani apprendisti e frequentò un gruppo di surrealisti con i quali ebbe qualche conflitto a causa di una tresca con la moglie di un giovane artista che si suicidò.
Nel 1949, Roberto Matta, ritornò a Roma dove approfondì i suoi studi sull’espressionismo ed l’astrattismo nell’arte italiana.
Un nuovo viaggio lo portò nella capitale francese (1954) e negli anni successivi elesse Tarquinia come sua residenza prendendo residenza presso un convento di frati, dove rimase fino alla morte. Quelli furono anche gli anni in cui, Matta, si dedicò all’architettura creando l’Autoapocalipse, una casa realizzata riciclando scarti di vecchie automobili, in collaborazione con un amico scultore.
Negli anni ottanta il talento di Roberto Sebastian Matta fu tributato con un documentario “Matta ’85” per la regia di Chris Marker.
La morte lo sorprese durante uno dei suoi ultimi viaggi a Roma, nel 2002, all’età di 91 anni.