Cesare Dandini nacque a Firenze nel 1596; proveniva da una famiglia di pittori. Studiò in differenti botteghe, passando dal Curradi ad Allori e al Passignano.
Cominciò da giovane a realizzare dipinti antichi per gli altari di chiese e conventi della Toscana, come Pietà o Assunzione di Maria. Il Passignano, inoltre, lo coinvolse nella impegnativa decorazione del Duomo di Pisa, considerando la sua pittura ormai matura.
Abbandonato lo studio del Passignano, cominciò una proficua stagione da ritrattista ed ebbe tantissimi committenti anche molto importanti, come esponenti della nobiltà fiorentina o musicisti.
Dipinse, ad esempio, i quadri La morte di Zerbino e L’ultima cena per Giovan Battista Severi; Ritratto di fanciulla (anche conosciuto come Famosa cantatrice) per la collezione del cardinale Giovan Carlo de’ Medici; Artemisia, per la collezione della Galleria Corsini.
Dandini non ebbe molta eco negli anni a venire, anzi venne quasi dimenticato fino ai recenti anni sessanta quando, nell’ambito del processo di rivalutazione della pittura fiorentina seicentesca, fu ripescata la singolarità del suo stile espressa in particolar modo nelle mezze figure.
Il pittore aveva una particolare predisposizione per le opere a carattere religioso, passione che condivideva con Carlo Dolci. I soggetti dei suoi dipinti, infatti, erano soprattutto santi. Il suo quadro religioso più importante può essere considerato quello per la pala d’altare nella chiesa del SS. Sacramento in Ancona con i SS. Carlo Borromeo, Lorenzo e Apollonia.
Ancora, fuori Firenze dipinse altre tavole d’altare come la Natività di Maria per il presbiterio della chiesa di San Lino di Volterra, o la Madonna e santi per la chiesa di Pontremoli di San Giacomo d’Altopascio.
Dandini ebbe una vita molto irrequieta e fu spesso coinvolto in brutti episodi.
Morì a causa di un attacco d’asma il 7 febbraio del 1657.