Confermata l’attribuzione del dipinto a Pier Francesco Cittadini da Federico Zeri, viene circoscritta la datazione all’incirca al terzo quarto del XVII secolo. Il dipinto si rifà alla vasta produzione ritrattistica del Cittadini per la tipologia di composizione spesso utilizzata nel ritrarre le figure. I personaggi sono riportati con massima aderenza al vero seguendo gli insegnamenti dell’ambiente lombardo. Accanto all’attenzione minuziosa nella ricca decorazione degli abiti da parata, nei tessuti, negli ornamenti e negli elementi di sfondo, il Cittadini pone come intento fondamentale il tratteggiare nei lineamenti l’umanità del personaggio, la sua anima e il carattere. Ricordiamo ad esempio e a paragone del nostro dipinto opere come il Ritratto della Contessa Simonetta Cavazzi della Somaglia, databile verso il 1660 o i ritratti conservati a Bologna, un Ritratto di gentildonna presso le Collezioni Comunali d’Arte e un Ritratto di gentildonna con due bambini e un Ritratto di bambina in piedi con piatto di ciliegie presso la Pinacoteca Nazionale. Le figure, infatti, nonostante ritratte in posa quasi ieratica e solitamente rivolte con lo sguardo allo spettatore, presentano nei tratti del volto e nei minimi gesti i segni di un carattere, di uno stato d’animo o di una passione, confermando quell’attenzione per l’analisi fisionomica che caratterizzano la pittura del Cittadini.