Pietro Rotari fu un pittore italiano vissuto a cavallo tra la prima e la seconda metà del Settecento: nacque, infatti, a Verona nel 1707, e morì nel 1762, potendo così vivere appieno tutti (o quasi) i cambiamenti culturali ed artistici di quel dato periodo storico.
La sua vita fu un po’ differente da quella di molti altri artisti del suo tempo (e non solo): infatti, Rotari ebbe modo di frequentare diversi personaggi di una certa importanza e di un certo spessore nel mondo artistico del suo tempo, in quanto la sua famiglia, essendo di origini nobili, non aveva alcun problema di tipo economico e gli permise di frequentare i migliori maestri e di aprire una bottega.
Pietro Antonio Rotari, quindi, si formò presso il maestro Robert van Auden Aerd (che era un incisore arrivato a Verona sotto la protezione del mecenate Francesco Barbarigo) ma la sua prima formazione importante avvenne presso il pittore Antonio Balestra, più precisamente nella sua scuola.
Gli anni decisivi dal punto di vista formativo furono però quelli che gli consentirono di entrare in contatto con maestri del calibro di Giovanni Battista Piazzetta e di Johan Richter: entrambi appassionati di Vedutismo, Pietro Rotari poté entrare in contatto con questa corrente artistica negli anni a cavallo tra il 1723 ed il 1725, dove, a Venezia, studiò Tiziano ed altre artisti veneti.
Nel 1732 l’artista si spostò da Venezia a Napoli, dove ebbe modo di collaborare, per circa due anni, con Francesco Solimena. Decise tuttavia di tornare a Verona nel 1734, e qui aprì una bottega, in cui lavorò fino alla morte del padre, quando decise di viaggiare per l’Europa allo scopo di ottenere delle commissioni di prestigio. Infatti, a Dresda ebbe modo di far notare le sue capacità artistiche ad Elisabetta di Pietroburgo, che gli consentì di diventare l’artista di corte. E fu proprio presso questa corte che diede il meglio della sua produzione artistica, fatta di ritratti, soprattutto femminili, che venivano ripresi in tutte le pose possibili.
Quando morì l’imperatrice, il pittore rimase ancora presso la corte dello zar Pietro III, ma qualche tempo dopo sopravvenne la sua morte, il 31 agosto 1762.